TECH | 11 Set 2018

10 minuti con Design Thinking

Quali risorse consultare in pausa caffè per saperne di più su Design Thinking?

Design Thinking, oltre ad averlo descritto come medicinale da poter assumere con regolarità, si può definire come un insieme di regole e strumenti per gestire progetti, soprattutto quelli con un alto grado di innovation. Come suggerisce il nome, si ispira al processo di design (e in particolare al product design), che deve coniugare gli obiettivi di un elevato livello di creatività con quelli di un metodo rigoroso.

Le origini del Design Thinking sono rintracciabili già al Bauhaus, negli anni ‘20, ma solo negli anni ’60, e soprattutto con i lavori di Horst Rittel, Bruce Archer, Christopher Alexander e Larry Leifer si comincia una riflessione sistematica e approfondita sui metodi, i princìpi e i processi del design e del product design. Si inizia anche a discutere l’estensione di questi princìpi ad altre attività economiche come dimostra l’approccio di Rittel con il suo IBIS (Issue-Based-Information-System for Design), che definisce il processo di design come un processo di argomentazione.

Libri

Molto influente in questo contesto è stato il libro The Sciences of the Artificial (1969) di Herbert Simon, “padre” dell’Intelligenza Artificiale e premio Nobel del 1978. Design Thinking come concetto esplicito (e per come viene utilizzato oggi) risale agli anni ’80 e viene associato ai nomi di Bill Moggridge, Rolf Faste e David M. Kelley. È significativo che sin dall’inizio il concetto e il metodo del Design Thinking vengano applicati sia al product design che al software design. In questo contesto appare anche per la prima volta l’odierno sempre più importante concetto di Interaction Design.

Se poi si vuole sfogliare un testo più recente, si può leggere Overcrowded, il manifesto di un nuovo modo di guardare l’innovazione di Roberto Verganti, che guida alla scoperta di nuove strade per creare valore in azienda.

I metodi da conoscere

Design Thinking non è un approccio monolitico e negli ultimi 25 anni sono stati sviluppati tanti metodi e strumenti differenti. Forse i due più noti sono Ideo, che rappresenta il lato più commerciale, e www.ideo.org quello più sociale, che pretendono di poter applicare il proprio metodo a qualsiasi progetto. Sono diventati famosi lo Human-Centered Design Toolkit e l’approccio della Stanford University in cooperazione con la School of Design Thinking HPI di Potsdam che applicano il metodo soprattutto a nuovi metodi per creare software.

È significativa l’enorme varietà dei vari framework:

  • Ideo propone tre dimensioni: Inspiration – Ideation – Implementation
  • IBM propone quattro dimensioni: Understand – Explore – Test – Evaluate
  • Engineering propone l’approccio: Discover – Design – Deliver – Drive
  • Stanford propone cinque dimensioni: Empathize – Define – Ideate – Prototype – Test
  • HPI propone l’alternativa: Comprendere – Osservare – Definire la prospettiva – Trovare idee – Sviluppare prototipi – Test

Le imprese che hanno sviluppato approcci in materia di Design Thinking

Non solo IBM con Enterprise Design Thinking ma moltissime imprese di tecnologia hanno sviluppato un approccio proprio in materia di Design Thinking: HP, PhilipsApple, Engineering, Google che lo ha denominato Design Sprint e molti altri.

All’interno di tutte queste scuole di pensiero è ormai consolidato che l’approccio all’innovazione dipenda da un concetto di Design Thinking. Gli studi dell’efficacia e i risultati dei vari tentativi sembrano essere una conferma. Tanto vale approfondire e conoscere meglio questo strumento, anche sfruttando i dieci minuti di una pausa caffè.


Kurt Hilgenberg