Cresce esponenzialmente la disponibilità di dati digitali insieme a quella che, nello studio “L’economia dei dati – Tendenze di mercato e prospettive di policy” realizzato di recente da ITMedia Consulting con il contributo scientifico del Centro di Ricerca AskUniversità Bocconi, è chiamata “la capacità di istituzioni, imprese e individui di datificare la realtà, ossia di disporre di rappresentazioni degli eventi e dei comportamenti umani che nascono già digitali”.
Crescono i dati a disposizione, cresce la capacità di elaborazione delle macchine e la possibilità di memorizzare e conservare informazioni, ovvero cresce il valore del dato e l’economia basata su esso.
Quanto cresce l’economia basata sui dati?
Il mercato dei dati, ovvero i ricavi dell’industria dei dati secondo IDC, ha un valore complessivo per l’Europa che nel 2016 sforava i 62 milioni di euro ma che è destinato a raggiungere nel 2020 i 91,8 milioni (tenendo conto dello scenario neutro disegnato da IDC, con un range pessimistico-ottimistico che va dai 74,1 ai 130,7 milioni di euro).
In Italia il valore dei dati, che raggiungeva i 4,7 miliardi di euro nel 2016, arriverà a quota 7,5 miliardi entro il 2020 (tenendo conto dello scenario neutro, con una forchetta pessimistico-ottimistico che va da 5,7 e 11,7). Una Italia quarta in Europa, dietro a Regno Unito (20,4 milioni di euro), Germania (19,5) e Francia (11,9), con un mercato che in termini percentuali sale da qui al 2020 di un 12,2%, a fronte di una media europea di crescita pari a 10,9%.
Tra i Paesi per i quali è prevista una crescita più rapida in termini percentuali della data economy da qui al 2020: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Slovenia e Croatia, con percentuali che si aggirano o superano il 20%.
Perché tanto valore nei dati?
Come spiega il rapporto ITMedia Consulting il “dato rappresenta il motore della trasformazione nella digital economy ed è per questo che viene considerato il lubrificante della nuova economia”.
Grazie alla disponibilità di una grande quantità di dati (ogni giorno ne vengono prodotti circa 2,5 exabyte) e di nuovi strumenti utili ad analizzarli all’interno del nuovo ecosistema digitale, è possibile per esempio “personalizzare una ricerca, un prodotto/servizio, la pubblicità, rivoluzionando completamente le strategie di marketing e in generale di business”.
Affinché i dati generino valore però, mette in guardia lo stesso studio, si devono garantire le migliori performance che consentano di prendere decisioni rapide sulla base di analisi realizzate a una velocità pari a quella, fulminea, che caratterizza il flusso di informazioni nei sistemi di Enterprise Information Management.
Tecnologie, piattaforme e sistemi innovativi come Cloud Computing, IoT, Blockchain, AI, Realtà Aumentata, stampa 3D e 5G sono da considerarsi, secondo lo stesso rapporto, i nuovi strumenti abilitanti della digital economy.