PEOPLE | 29 Ott 2019

Competenze digitali e nuovi modi di apprendere: intervista a Salvatore Marras

Come i nuovi strumenti tecnologici aiutano a recuperare il gap sulle competenze digitali evidenziato anche dal DESI 2019?

“Le scarse competenze digitali degli italiani, evidenziate anche dall’indice DESI, non sono solo un problema, ma potrebbero invece essere la strada per ridurre anche l’analfabetismo funzionale, avviando adeguate azioni di formazione per migliorarle”. Salvatore Marras, responsabile dell’Area Innovazione Digitale di Formez PA, di gap su competenze digitali sente parlare da anni e riconosce la necessità di ampliare il discorso e non limitarsi a vedere il “digitale” come unico problema. “Nel momento in cui si parla di necessità di valutare le fonti presenti in Rete, per esempio, si sottovaluta il fatto che manca in molte persone la capacità, considerata scontata, di interpretare ed elaborare i contenuti. Nel recuperare in tempi rapidi queste lacune, il digitale e nuove forme di apprendimento potrebbero aiutare molto”.

Il ritardo del nostro Paese emerge con forza da un quintultimo posto nel DESI 2019, che evidenzia come più della metà della popolazione non possieda competenze digitali di base, ragione per la quale con molta probabilità non accede neppure ai servizi on line disponibili oltre che alla Rete (ancora 3 italiani su 10 quelli senza Internet).

Quali gli strumenti per ridurre il gap di competenze digitali nella Pubblica Amministrazione?

“Credo che sia importante, presa coscienza del ritardo, avere rapidità di risposta perché essere indietro non deve certo costituire un alibi per non attivare azioni correttive. Per quanto riguarda le competenze digitali base, intermedie e avanzate della PA, per esempio la Funzione Pubblica ha individuato un primo gruppo di dipendenti, selezionato con alcune amministrazioni pilota, che a partire da metà novembre potrà accedere al portale Competenze digitali per la PA per fare un test di assessment, basato su un set di domande che copre le 11 competenze previste nelle 5 aree del Syllabus e che consentirà di conoscere il livello di padronanza raggiunto. Questo al fine di aprire la piattaforma, dai mesi del 2020, a tutti i dipendenti pubblici che avranno accesso a moduli e-learning ai quali stiamo lavorando”.

Qual è l’efficacia dell’e-learning?

“Quando si parla di formazione erogata in questa modalità, non si può pensare che questa possa essere sufficiente. La formazione erogata on line rappresenta uno degli strumenti da utilizzare in un processo di formazione continua in cui possono rientrare la formazione tradizionale, frontale, così come attività di coaching da sviluppare ad hoc con i dipendenti o proposte seminariali. L’e-learning è uno degli strumenti a disposizione, che presenta il vantaggio di essere particolarmente economico e consentire alle persone di auto-organizzarsi, scegliendo i momenti migliori per formarsi. L’efficacia dipende chiaramente dalla progettazione dei moduli formativi ma anche dalla presenza di elementi multimediali che la rendano accessibile e ne aumentino l’interattività. Ultimo, ma non ultimo, c’è la capacità di auto-apprendere delle persone, ovvero la loro abitudine e il metodo impiegato per organizzarsi e trovare stimoli per approfittare di opportunità di crescita culturale e professionale”.

Come è cambiato, se è cambiato, il modo di produrre corsi e-learning?

“Stiamo sperimentando in questo periodo, per la prima volta, una metodologia di realizzazione dei learning object di tipo agile. In pratica abbiamo diminuito i tempi di realizzazione lavorando insieme agli esperti coinvolti di volta in volta, ai quali non chiediamo più di preparare testi scritti con i quali si vanno a comporre i moduli formativi, ma li coinvolgiamo chiedendo loro di simulare una docenza sull’argomento che viene poi “interpretata” dagli istructional designer presenti alla lezione. Questi, a loro volta, non si limitano a produrre storyboard che affidiamo a soggetti esterni per la realizzazione, ma insieme ad altri esperti lavorano su un software specifico e compongono direttamente il modulo da erogare. Praticamente, se prima avevamo quattro passaggi tra esperto che scriveva i contenuti, instructional designer che predisponeva lo storyboard, esperto che ricontrollava, e fornitore che progettava, adesso ne abbiamo solo due, in cui le diverse figure lavorano insieme, confrontandosi di volta in volta sia sui contenuti che su quanto prodotto. Ovviamente si rinuncia a una progettazione iniziale per prediligere la costruzione step by step del modulo, accorciando così i tempi di produzione e scrittura. Questo ci consente non solo di lavorare meglio, ma anche di realizzare contenuti didattici facilmente aggiornabili e integrabili con altri che, anche a distanza di poco tempo nel caso dell’IT, si può avere la necessità di aggiungere”.

Sonia Montegiove