SOCIETY | 12 Giu 2018

Dati come infrastrutture per le Smart City

Quanto i Big Data contribuiranno a rendere smart le città?

“Per decenni si è utilizzata la parola infrastruttura per definire strade, ponti, elettrodotti, acquedotti e altre cose di questo genere. Ma quando parliamo di Smart City la parola infrastruttura definisce ben altre cose”.

Così Kate Garman, Smart City Coordinator della città di Seattle, nello studio Smart Cities & Utilities Report pubblicato di recente da Black & Veatch, commenta la trasformazione delle città, individuando i dati come vere e proprie infrastrutture.

Se è vero che il mercato delle Smart City, secondo Bcc Research, raggiungerà quota 775 miliardi di dollari nel 2021, con un tasso di crescita annuo pari al 18%, il rapporto Black & Veatch rileva diversi limiti alla trasformazione delle città in città smart. Tra questi, il problema della copiosa raccolta dei dati non sempre utilizzata in modo opportuno, utile alla Data Governance. Gartner stima in circa 9 miliardi nel mondo gli oggetti intelligenti e interconnessi legati allo sviluppo di Smart City. Oggetti in grado di fornire grandi quantità di informazioni che le città dovrebbero analizzare e soprattutto utilizzare per indirizzare le proprie scelte. Cosa purtroppo non sempre realizzata secondo il report.

Quali i limiti alla diffusione delle Smart City?

Oltre alla incapacità di sfruttare Big Data disponibili, il report Black & Veatch mette in evidenza altre criticità: la prima legata alla scarsa percezione dell’importanza della trasformazione digitale delle città da parte degli stessi cittadini, che troppo spesso giudicano la cosa come “una moda passeggera”.

Altra criticità quella del mancato coinvolgimento nella progettazione delle “nuove città” di importanti stakeholder, spesso completamente tagliati fuori piuttosto che chiamati ad assumere ruoli di leadership. Elemento, quello dell’inclusione dei diversi soggetti interessati, individuato anche da Agenda Onu 2030, i cui modelli innovativi di gestione urbana hanno bisogno di sensibilità politica, coinvolgimento dei cittadini e approccio di sistema.

Ultimo e non meno importante il problema dei costi dietro i quali, secondo il report, si “nascondono” gli amministratori delle città che affermano di non avere budget a disposizione. Problema questo rilevato anche da uno  studio IHS e per il quale i ricercatori individuano nelle partnership pubblico-private un modo ottimale di reperimento delle risorse finanziarie.

Quali i vantaggi di città smart?

Il report Black & Veatch mette in evidenza in particolare quelli riferibili al “trasporto intelligente”, ovvero quello che permette di spostare le persone in modo più efficiente: dai veicoli elettrici, al car sharing, passando per soluzioni di trasporto urbano che utilizzano Big Data e AI. Il tutto con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e il traffico urbano, migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in città, risparmiare, ridurre l’inquinamento ambientale solo per citarne alcuni.

Quale la ricetta?

Tante le ricette studiate e collaudate, svariate le buone pratiche di riferimento, molteplici i momenti di confronto sul tema. Dal report gli ingredienti per una Smart City di successo sono: pianificazione, comprensione dei bisogni, collaborazione con gli stakeholder finalizzate alla costruzione di community in grado di supportare il cambiamento.

“Le città – si legge nel rapporto – possono diventare smart e garantire in questo modo un futuro più sostenibile”.