MARKET | 21 Mar 2019

L’importanza di essere agnostici

I dati possono aiutarci a prendere decisioni. Ma dobbiamo studiarli senza pregiudizi. Cercando di leggerli con occhi sempre nuovi

Sentiamo parlare di dashboard, siamo affogati nei risultati dati da algoritmi sui social, sui motori di ricerca che decidono le affinità, quello che preferiamo, quello che non sappiamo ancora di preferire, quello che ci fa reagire. I dati che ci presentano in azienda, le aggregazioni, le tendenze e i dati previsionali sono il risultato di analisi, accorpamenti, medie, e chi più ne ha più ne metta.

Dalla richiesta al risultato

Pensiamo a un gelato. Perché un gelato? Perché è il risultato di una richiesta del mio senso di fame: non ho pranzato, mi piace il gelato, vorrei un gelato, lo vorrei cioccolato e stracciatella. Eppure, quel risultato già lo leggo con dei filtri: i miei. Filtri che si attivano quando vedo qualcosa, quando vedo la consistenza del gelato – quella che piace a me -oppure il colore del cioccolato che mi fa immaginare il sapore (più o meno amaro); la vetrina dove andrò a comprarlo e l’offerta alternativa che ci sarà.

E quel gelato, che in questo momento mi fa venire l’acquolina in bocca, magari tra due ore non lo vorrò più.

Stesso gelato, stessa vetrina, stessa consistenza, stessi gusti, ma io sarò sazia e quello stesso identico oggetto -identico – non attirerà più la mia attenzione. Magari sempre quello stesso gelato, tra qualche tempo, non mi piacerà più, perché una volta – un altro gelato – mi è rimasto indigesto. E da allora, nel mio schema mentale, lo sono tutti i gelati.

Oppure leggerò le caratteristiche nutrizionali del gelato e deciderò che non fa per me. Allora niente gelato, ma insalata.

Le reazioni

Con quali filtri siamo capaci di leggere le dashboard attraverso le quali dovremmo prendere le decisioni? Le leggiamo per avvalorare un pensiero che avevamo messo lì, nel retro cranio, o riusciamo a essere agnostici, a vedere numeri e tendenze con il distacco utile per ascoltarli e capirli?

Quando porto alla direzione dei report, delle tendenze, delle curve di tendenza, malgrado siano numeri e grafici, le reazione delle persone intorno al tavolo sono essenzialmente due:

  • Giustificare, entrando nel dettaglio: nel bene o nel male della curva, ogni venditore, tecnico, PM inevitabilmente dice una cosa del tipo “non conta perché quel cliente o quel progetto“. Insomma, “quel” in particolare mina, inquina, alza, abbassa la curva
  • Cercare la risposta alle proprie convinzioni “interpretando” i numeri: vedono in dati asettici una risposta che non c’è, forzando una lettura che non è naturale.

Non selezionare e fare sempre un passo indietro

La tecnologia ci aiuta, certo, ma dobbiamo imparare a essere agnostici. Dobbiamo imparare a non selezionare, almeno all’inizio, ovvero dobbiamo porci davanti alla rete che abbiamo tirato su dal mare non ipotizzando quello che troveremo, ma osservando quello abbiamo trovato.

Di certo il contesto è essenziale e ci aiuta a stabilire i contorni: se stiamo pescando nel mar Mediterraneo, possiamo ipotizzare che la nostra rete pescherà un certo tipo di pesci e non altri tipici di zone diverse. Ma anche qui, dobbiamo fermarci e guardare. Magari pescheremo pesci tipici delle acque dolci, perché siamo vicini a una nuova foce di fiume… e non sarà un caso. Sarà un DATO.

Magari non pescheremo nulla, a causa del brutto tempo, e anche li, non sarà un caso. Sarà un altro DATO.

E ancora, se tirando su la rete troveremo più plastica che pesce, anche quello sarà un altro DATO.

Dobbiamo allora fare un passo indietro e leggere tutti i dati senza interpretarli, almeno all’inizio. Guardandoli da lontano, come se non avessimo mai pescato in vita nostra. Come se la pesca fosse per noi un’attività nuova. E se non ci riusciamo, facciamoci aiutare da chi – davvero – non ha mai pescato. Chiedendogli di leggerli per noi. Con occhi nuovi, mente aperta e senza pregiudizi.

E allora il dato ci dirà il segreto che è venuto a svelarci.

Simona Piacenti