Tradizione e innovazione da coniugare per garantire continuità e allo stesso tempo sfruttare la tecnologia per migliorare i prodotti. Questa l’essenza del progetto di digital transformation, in collaborazione con Engineering, di Agrati Group Fastening Systems, 2.500 dipendenti ed un fatturato annuale di oltre 640 milioni di euro, per 13 siti che producono sistemi di fissaggio innovativi per l’automotive.
“La cosa che mi ha colpito maggiormente quando sono arrivato quasi due anni fa in azienda – esordisce Alberto Caprioli, CIO di Agrati Group – è stato proprio il legame della tradizione con la costante attività di ricerca e innovazione in termini di prodotti e servizi che offriamo ai nostri clienti. La nostra mission è proprio quella di sviluppare in partnership con il cliente sistemi di fissaggio dedicati ed innovativi, con una marcata attitudine a lavorare in team e con l’obiettivo comune di realizzare prodotti che soddisfino le crescenti esigenze di mercato.“
In che modo l’avvento del digitale ha modificato il settore produttivo di riferimento, quali i benefici e quali le criticità riscontrate nel percorso di digital transformation?
“Siamo fortemente orientati a fornire prodotti e servizi di eccellenza attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia; ciò ci consente in primis di ottenere benefici in termini di efficienza, dal calcolo della domanda alla pianificazione della produzione, dalla realizzazione dei prodotti alla consegna al cliente, con una riduzione dei tempi morti e con una migliore gestione delle criticità.
Altro aspetto di fondamentale importanza è lo standard qualitativo dei prodotti, che deve essere eccellente e garantito in maniera omogenea presso tutti i siti produttivi e per ogni singolo pezzo prodotto. Proprio per garantire il raggiungimento di livelli assoluti in termini di qualità e sicurezza lungo l’intero ciclo produttivo abbiamo iniziato i percorsi di trasformazione digitale considerando che non c’era altra via.
In questo senso la “riconversione” dei processi è l’aspetto più critico da affrontare, ma riteniamo che tutto ciò possa generare in tempi brevi un importante vantaggio competitivo rispetto ad altre aziende del comparto; ci aspettiamo in alcuni processi miglioramenti a 2 cifre in termini di performance ed un ritorno degli investimenti molto rapido.“
In particolare a livello internazionale le imprese stanno sempre più acquisendo maggiore consapevolezza nell’uso dei dati, per valorizzare al meglio le potenzialità offerte da analisi efficaci e implementare lo sviluppo di strategie efficienti che abbiano poi un impatto concreto sulla produttività. Quali le strategie da voi elaborate?
“Abbiamo delineato al nostro interno principalmente 3 aree di valorizzazione dei dati collegate tra loro in un circolo virtuoso.
Una prima area, definita Integration, nella quale è necessario raccogliere da varie fonti tutte le informazioni necessarie e metterle in correlazione tra loro. Nel nostro caso la raccolta dati non è solo legata al processo di produzione, ma deve poter prendere in considerazione anche le attività di altri reparti interni e di partner esterni, tendenzialmente aziende fornitrici medio-piccole, di nicchia, scarsamente dotate di soluzioni informatiche.
La seconda area che abbiamo delineato è quella relativa al Planning, ovvero al trattamento e alla interpretazione delle informazioni raccolte, al fine di trarne indicazioni in termini di criticità e alla conseguente definizione di azioni correttive e/o preventive dei processi in essere. Se da un lato il mercato offre svariati strumenti di analisi, dall’altro nessuno è in grado di dare risposte certe, calate sulla propria realtà aziendale ed ulteriormente da declinare sulle singole realtà produttive.
L’ultima area è denominata Execution, ovvero relativa all’esecuzione e al monitoraggio digitale delle attività aziendali, al fine di avere in primis un controllo in real time di tutto ciò che accade e ad alimentare in maniera sempre più completa e puntuale la fase di Integration. Alcuni esempi: estensione della raccolta digitale dei dati a tutte le macchine di produzione, introduzione dell’uso del QR Code per la tracciatura di attrezzi e materiali, applicazione di tag RFID per la movimentazione interna.“
Quali a suo avviso gli aspetti da migliorare o implementare su cui investire per competere sul mercato internazionale?
“In un contesto aziendale come il nostro, ovvero di tipo internazionale, con numerosi impianti sparsi per il mondo, l’elemento che può costituire un reale vantaggio competitivo è senza dubbio la standardizzazione e omogeneizzazione dei processi produttivi, soprattutto in termini di qualità. Il percorso, affatto banale, parte dalla definizione di un proprio modello, da esportare, implementare e costantemente aggiornare ed allineare presso tutti i siti produttivi. Ad oggi in effetti è uno dei temi più importanti e critici sul quale continuiamo costantemente a confrontarci e a lavorare, poiché far parte dello stesso gruppo non significa automaticamente lavorare nello stesso modo o avere gli stessi processi.
L’altro elemento distintivo su cui costantemente investiamo, accanto al plus tecnologico, è quello organizzativo, poiché lo riteniamo capace di poter fare altrettanta differenza in termini di competitività di mercato. La tradizione, l’esperienza acquisita e le competenze maturate dal nostro personale nel corso del tempo sono un valore aggiunto imprescindibile dall’aspetto tecnologico e innovativo. La vera differenza a mio avviso sta nella capacità di utilizzare e “piegare” la tecnologia al proprio servizio e questo è possibile solo grazie a persone di comprovata capacità ed esperienza. La tecnologia è sempre più un fattore abilitante ma il valore del capitale umano non può essere tralasciato o trascurato neppure nell’era dell’Industry 4.0.“