SOCIETY | 20 Giu 2019

DESI 2019: luci e ombre del digitale in Italia

Secondo l'indice di digitalizzazione dell'economia e della società, un'Italia in difficoltà sul fronte delle competenze digitali e l'utilizzo di Internet. Bene i servizi digitali e gli open data

Ventiquattresimi, un passo prima di Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria. Per il terzo anno consecutivo l’Italia si colloca così, ovvero in quartultima posizione, nell’indice di digitalizzazione dell’economia e della società, DESI 2019, uno strumento mediante il quale la Commissione Europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015.

Servizi digitali, dati aperti e connettività

Come per il DESI 2018, a salvare la situazione italiana sono i servizi pubblici digitali, per i quali l’Italia si piazza al 18º posto, e gli open data per i quali ci si conquista un quarto posto in Europa. Nonostante sia scarso il livello di interazione on line tra la PA e i cittadini, con solo un 37 % degli utenti che optano per l’invio di moduli on line, buoni sono i risultati riferiti ai servizi di sanità digitale per i quali l’Italia si posiziona ottava in UE, con un 24 % di cittadini che ha usufruito di servizi di sanità e assistenza erogati on line e un 32% di medici di base che utilizzano regolarmente il servizio di ricetta elettronica.

Buona anche la situazione connettività: ci collochiamo infatti al 19° posto, recuperando sette posizioni rispetto alla classifica dello scorso anno. Aumentata la copertura di reti fisse a banda larga (99,5%) e a banda larga veloce (NGA), che raggiunge ora il 90% delle famiglie, superando la media UE che si attesta all’83%. Dati non confortanti, invece, sul fronte della banda larga ultraveloce (100 Mbps e oltre), per la quale l’Italia, 27° in questo caso, mostra un 24% di copertura a fronte di un dato UE pari al 60%.

Digitale e cittadini

3 persone su 10 non usano abitualmente Internet, il 19% dei cittadini, ovvero quasi il doppio della media UE, non ha mai usato Internet e più del 50% della popolazione non possiede competenze digitali di base. Italia al 26º posto per digital skills: una situazione riferita ai laureati in TIC, pari a un 1% del totale dei ragazzi che escono dall’università, decisamente al di sotto della media europea. Del resto, anche OCSE aveva nettamente bocciato l’Italia nel report Skill Outlook 2019, definendola “impreparata ad affrontare le sfide della digitalizzazione” e inserendola nel gruppo “con il ritardo digitale più consistente” in compagnia soltanto di Grecia e Polonia. “Solo il 36% degli italiani, la percentuale più bassa tra i paesi OCSE, è in grado di utilizzare Internet in maniera complessa e diversificata”, si legge nel rapporto OCSE.

3 insegnanti su 4, sempre secondo OCSE, non sono preparati alla sfida del digitale e solo il 20 % ha effettuato, in base al DESI, corsi formativi in materia di alfabetizzazione digitale, tanto che nella relazione DESI si evidenzia quanto “il Piano nazionale per la scuola digitale, lanciato nel 2015, ha prodotto fino ad ora risultati piuttosto modesti”.

Digitale e imprese

Quando si parla di integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese, l’Italia si posiziona al 23º posto, come nel DESI dello scorso anno, ben al di sotto della media UE. Progressi si sono rilevati nell’uso del cloud e nell’e-commerce, anche se soltanto il 10 % delle PMI vende on line (ben al di sotto della media UE pari al 17 %).

Questa la raccomandazione contenuta nella relazione DESI: “Al fine di rafforzare la trasformazione digitale dell’economia italiana, è importante accrescere la consapevolezza della rilevanza della digitalizzazione nelle PMI. Quello di rifocalizzare alcuni incentivi sulle PMI è un passo nella giusta direzione, ma sono necessari ulteriori sforzi sistemici per elevare il loro livello di digitalizzazione a quello dei principali concorrenti delle aziende italiane”.