PEOPLE | 8 Mar 2017

Di donne, progetti speciali e seconde opportunità

Engineering e Socially Made in Italy ridanno vita a materiali di comunicazione e non solo

11 laboratori artigianali d’eccellenza in 11 diversi istituti penitenziari d’Italia, 60 detenute e 10 detenuti impiegati, una cooperativa sociale, Alice, che ha festeggiato 25 anni di attività a sostegno del reintegro dei detenuti, la recidiva che si abbassa al 10% quando le persone in carcere sono avviate ad una attività lavorativa. Questi sono i dati che descrivono in sintesi una realtà e un progetto sociale. Il “chi siamo”.

Il “come siamo” invece non lo dicono solo i dati, ma anche le storie. Come quella che abbiamo deciso di raccontare oggi per parlare di donne, di nuove fioriture, di seconde opportunità non di seconda mano.

Ogni anno – racconta Concetta Lattanzio, Direttore della Comunicazione di Engineering – partecipiamo a decine e decine di eventi, seminari, stand, fiere e ogni volta, insieme ai nostri interventi, presentiamo materiali di comunicazione che parlano di noi: roll-up, banner, pannelli, quasi sempre in PVC, che riportano la nostra immagine, i nostri messaggi, il numero dei dipendenti, delle sedi, le società del gruppo, i Paesi in cui lavoriamo. Materiali che spesso finiscono nei magazzini, ma, come abbiamo dimostrato grazie alla collaborazione con Socially Made in Italy, possono avere una seconda opportunità.

In questo modo, grazie al lavoro delle detenute del carcere di Venezia, i PVC Engineering si sono trasformati in bellissime borse e articoli eco-friendly presentati durante l’ultimo kick-off aziendale.

Abbiamo recuperato, misurato, pulito, inscatolato e spedito al carcere di Venezia come racconta il video che abbiamo girato” – continua Concetta. “E tutto ha un significato che va ben al di là della semplice volontà di conservare per riusare materiali. È un progetto che racconta infatti la nostra “sostenibilità” e l’impegno per la collettività, anche quella meno visibile.

Il ricavato della vendita degli oggetti “rivitalizzati” sarà investito infatti per finanziare dei corsi di formazione per le giovani detenute che potranno così costruirsi una professionalità e un futuro.

Niente negli adulti riabilita socialmente più del lavoro: così inizia a raccontare il progetto Caterina Micolano, Project Manager della cooperativa Alice che lavora con i detenuti da più di 22 anni. Praticamente da più di un ergastolo”, dice lei scherzando. “Dignità e ruolo sociale vengono dal lavoro e per questo riteniamo fondamentale poter aiutare le persone a ricostruire il loro percorso professionale attraverso l’impresa sociale, che ha come obiettivo la competitività. Se Alice vanta una storia così lunga lo deve proprio all’aver sempre pensato a produrre prodotti impiegando persone in difficoltà, senza basare il proprio modello di business più sulla emotività che non sulla convinzione di qualità. I prodotti che realizziamo in carcere si vendono perché sono ben fatti e sono competitivi sul mercato.

Niente filantropia quindi ma fatturato. Niente femminismo nel coinvolgimento delle donne ma solo una necessità: quella di aiutare di più le persone che vivono in carcere in condizioni peggiori.

La detenzione femminile in Italia rappresenta meno del 5 % del totale della popolazione detenuta (2.140 circa le carcerate) ed è presente in cinque Istituti esclusivamente femminili (Trani, Pozzuoli, Roma Rebibbia, Empoli, Venezia-Giudecca) e 52 sezioni femminili. L’esigua percentuale delle donne in carcere rende “meno visibile” il contesto detentivo delle donne,che vivono in una realtà fatta e pensata nella struttura, nelle regole, nelle relazioni e nel vissuto da e per gli uomini.

Le donne non solo vivono in condizioni peggiori – continua Caterina – ma hanno anche molte meno opportunità formative e ricreative dei colleghi uomini. Ed è per questo che i nostri primi laboratori sono stati pensati per dare loro una opportunità.

Sartoria, laboratori che creano accessori in PVC, pelle e cuoio a marchio “Malefatte”, un laboratorio di cosmetici, un orto biologico, una serigrafia per t-shirt del commercio equo e solidale, collaborazioni con artigiani esperti e grandi brand, un sistema produttivo (Sigillo) certificato dal Ministero di Giustizia che attesta il rispetto dei contratti sindacali di categoria. Tanto hanno messo in piedi nella cooperativa sociale investendo nelle persone, nel loro potenziale.

Grazie al sostegno di esponenti del made in Italy e dell’alta moda che hanno creduto nel nostro progetto – continua Caterina – abbiamo potuto fare un upgrade di competenze importante che ci ha portato a vedere trasformati gli oggetti ricostruiti in veri e proprio prodotti di design.

Lavorazioni eccellenti fatte con materiali di scarto prodotti dall’industria della moda e che andrebbero semplicemente a inquinare in caso di smaltimento.

Le loro produzioni – conclude Concetta – raccontano di impegno, etica e cura per l’ambiente: ogni loro produzione è speciale poiché porta con sé la storia delle mani che l’hanno lavorata, fatta di passati tortuosi, presenti di impegno e attese di futuri migliori.

Seconde opportunità. Seconde vite. Spesso migliori delle prime.