MARKET | 9 Set 2016

Fra diritti e business: lo sviluppo dei Big Data

Alcuni spunti dalla ricerca "TLC 2025", scenario previsionale sul futuro delle Telecomunicazioni in Italia.

TLC 2025 ha appena concluso la sua prima fase operativa: fra maggio e luglio, tre seminari di una giornata con 10 manager intorno al tavolo. Dal loro lavoro è scaturito uno scenario previsionale sul futuro delle Telecomunicazioni in Italia, con un orizzonte al 2025. Il progetto, sponsorizzato dal Gruppo Engineering, vivrà in autunno la sua seconda fase: la pubblicazione di un libro (di cui Ingenium anticipa, a partire da questo numero, alcuni contenuti) e una serie di presentazioni pubbliche, in giro per l’Italia, per stimolare il più possibile il dibattito fra i professionisti della filiera.

Di Big Data, nei prossimi anni, parleremo sempre di più. Lo faremo perché attorno allo sviluppo delle nostre possibilità di produrre, raccogliere, elaborare e utilizzare dati utili alla decisioni verranno sollevate discussioni politiche via via più visibili. Ma lo faremo anche perché il “valore” estraibile dai dati stessi rappresenta un giacimento ancora largamente inesplorato: sia questo valore lo si voglia consegnare ai manager, perché lo trasformino in denaro, sia se si vogliano mettere i decisori pubblici in condizione di migliorare il benessere della collettività.

Convenienza e libertà. Da un lato verrà combattuto un conflitto – di cui saranno protagonisti  i soggetti istituzionali e le grandi imprese private – che avrà per oggetto il progresso tecnologico, la convenienza economica, i diritti e le libertà individuali. L’attuale governance di fatto delle informazioni personali verrà nei prossimi anni rimessa in forte discussione, allo scopo di restituire ai titolari dei dati la capacità di controllo, attualmente detenuta dai fornitori di servizio, che dai dati stessi traggono valore. L’adozione di una logica di controllo sulla destinazione dei propri dati (come, ad esempio, quella proposta dal progetto “Ubiquitous Commons”) rappresenterà un cambio di scenario capace di fare la differenza fra un Paese e l’altro.

Garanzia, valore, concorrenza. Il regolatore europeo interverrà, da qui al 2025 su vari aspetti:

  • le garanzie offerte alle persone di controllare la detenzione e l’utilizzo dei dati che le riguardano;
  • la possibilità dei detentori dei Big Data di stabilire condizioni contrattuali per il riutilizzo commerciale dei dati;
  • le condizioni di concorrenza fra i detentori dei dati e gli altri player.

Data Driven Administration. Nei prossimi anni anche la Pubblica Amministrazione si attrezzerà per rendere ricorrente il processo di acquisizione e organizzazione dati grezzi in proprio possesso ed estrarne quindi “valore”, utilizzandoli per sviluppare modelli volti alla creazione di policy e strumenti di decisione basati sull’osservazione effettiva della realtà. La P.A., progredendo nella digitalizzazione delle proprie attività e dei propri rapporti con il cittadino, disporrà di una mole e di una varietà crescente di dati, che metterà sempre più a frutto: i dati raccolti da istituti come l’Istat, i dati del proprio funzionamento e dei servizi erogati, i dati della fatturazione elettronica, etc.

Convergenza inedita. Così come rappresenteranno una questione di diritti della persona e di qualità dell’amministrazione, i Big Data saranno però un filone di business crescente anche in Italia, nel quale le Telecomunicazioni avranno un ruolo decisivo. Nei prossimi anni, infatti lo sviluppo delle Tlc si combinerà in misura crescente con rafforzamento e la diffusione della Data Science. Da questa convergenza emergerà una gamma di strumenti per il marketing di portata assolutamente inedita e di crescente potenza.

Informazioni indossate. Le informazioni raccolte dalle grandi aziende che basano il proprio business sui dati arriveranno in misura crescente dalle nostre case, dagli “smart device”, dalle nostre auto sempre più intelligenti e iperconnesse, dagli oggetti che indosseremo (wearable technology). Aumenterà anche il volume di dati prodotti dai social network, dalle reti di sensori intelligenti (su cui si fondano le smart city) e dai log dei sistemi informativi aziendali, a cui si aggiungerà sempre più l’output del processo costante di digitalizzazione della conoscenza.

L’ora dei profiler. L’IoT aumenterà esponenzialmente la quantità e la varietà dei dati raccolti sulla nostra vita “always on”, perfezionando ulteriormente il nostro “consumer profile”. Esso, inoltre, fornirà ai produttori di beni materiali informazioni dettagliate e tempestive sull’obsolescenza dei prodotti posseduti dai potenziali clienti e quindi la possibilità di intervenire con tecniche di direct marketing mirate, anziché “a pioggia”, come spesso accade oggi, con il vantaggio tutt’altro che marginale di ridurre il fastidio che tali tecniche spesso arrecano.

Resistenze sommerse. La diffusione del ricorso ai Big Data, comunque, non sarà priva di ostacoli. Oltre alle questioni relative alla privacy, va considerato che numerosi dei principali vantaggi della trasformazione digitale (tracciabilità, identità digitale, condivisione dei processi, e-payment, etc.), per quell’ampia quota degli operatori economici italiani che operano, del tutto o in parte, nell’area dell’economia sommersa rappresenteranno inconvenienti da evitare. Quanto più forte sarà la resistenza di questa parte dell’economia, tanto più lenta procederà la digitalizzazione e quindi anche la produzione di informazioni sulle persone e sugli oggetti.

Stefano Palumbo

Del panel di Esperti che ha elaborato lo scenario hanno fatto parte: Gian Paolo Balboni (Tim), Alessandro Casacchia (Agid), Andrea Casalegno (Top-Ix), Gianni Dominici (Forum PA), Paolo Nuti (Mc Link), Fabio Panunzi (Linkem), Francesco Pirro (Agid), Giovanni Sabadini (Engineering), Roberto Vicentini (Engineering), Ezio Zerbini (Ericsson).