Guardando all’anno che verrà sono convinto che una delle parole più usate sarà hackathon. Recentemente ho seguito la realizzazione del TIMBoxHackathon di Orvieto e da più parti ho avuto la richiesta di capire meglio cosa siano questi eventi e come organizzarli. Mi sono documentato e ho scoperto che il prossimo 4 giugno saranno esattamente venti anni dalla nascita del primo hackathon.
Nel 1999 a Calgary, in Canada, il primo evento di programmazione che prende questo nome fu organizzato dalla community OpenBSD per accelerare lo sviluppo degli stack IPV6 e IPSEC nel sistema operativo. Da allora eventi di questo tipo (incontro di programmatori per sviluppare ed esplorare nuove idee in un determinato contesto) hanno avuto un successo sempre più evidente.
Quanti gli hackathon nel mondo?
Il sito hackathon.com, che dal 2010 promuove gli hackathon di tutto il mondo, ne ha registrati ben 5.636 solo nello scorso anno, confermando un costante interesse per questo tipo di eventi. Una crescita che non sembra arrestarsi neanche per il 2019, dove sono già programmati diverse centinaia di hackathon tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Germania, Canada, Francia (solo per citare la top-Six del 2018). Lo scorso anno 3 hackathon su 4 sono stati aperti al pubblico, principalmente promossi da industrie tecnologiche, manifatturiere o di trasporto: da eventi di una community ristretta la cui partecipazione era “su invito”, gli hackathon sono diventati strumenti usati per la ricerca di talenti, per la collaborazione con start-up o il lancio di nuovi servizi e prodotti.
Quali i tipi di hackathon possibili?
Una distinzione si può fare tra hackathon esterni e interni. I primi sono finalizzati a scoprire nuove soluzioni, evangelizzare sviluppatori e start-up, far conoscere il proprio brand e assumere talenti. Quelli interni sono usati per lanciare servizi “disruptive”, formare il personale, stimolare la creazione del team e creare un gruppo di imprenditori.
Particolarmente interessante è l’uso di questo tipo di eventi per la raccolta di nuove idee: l’impresa si apre ai contributi esterni per innovare. Si parla di Open innovation, un modello opposto all’idea di segretezza e isolamento dei luoghi deputati alla realizzazione di nuove soluzioni. Non a caso molti hackathon portano all’investimento in start-up come Twitter, nata nel 2006 da un tentativo di ridare vita a una start-up in difficoltà.
Esistono anche forme di hackathon on line, dove si annulla l’elemento della co-presenza, ma ugualmente si sfrutta il concetto dell’andare a trovare la soluzione di un problema al di fuori delle mura dell’impresa. Con le sue competition, Kaggle può essere considerato l’esempio di maggior successo: nella sua piattaforma, migliaia di data scientist sono stati sfidati a risolvere un problema su un determinato dataset, mettendo in palio incentivi economici di vario tipo. Negli ultimi 9 anni Kaggle ha tenuto quasi 300 competizioni (una ventina quelle attive): lo strumento ha avuto un notevole successo anche nella formazione dei data scientist, avendo supportato più di 4.800 competizioni per studenti.
Come si organizza un hackathon?
Se si vuole organizzare un hackathon, la prima cosa da fare è capire il fine e la tipologia di competizione. Una volta determinati questi aspetti si può partire con l’organizzazione. Nel tempo gli hackathon hanno assunto una connotazione bene precisa, evocando un evento con caratteristiche uniche: tempo utile per sviluppare il codice sufficiente per dimostrare una idea, un team-mix adeguato a realizzare l’idea in tutti i suoi aspetti, un ambiente informale e collaborativo dove discutere e programmare, ma anche dormire e rifocillarsi (ovviamente non valido per quelli on line).
Operativamente il tempo di realizzazione è di un paio di mesi nei quali molto del lavoro va per gli aspetti di comunicazione e per creare il mood attorno all’evento.
Prima di tutto va scelto il posto con le caratteristiche giuste (ambienti grandi e confortevoli, aree per sviluppare, per discutere, per rilassarsi e dormire, per mangiare e divagarsi) ed eventualmente anche evocativo del tema dell’hackathon: in un palazzo d’epoca per un hackathon cittadino, in una sala conferenza annessa a un ospedale per soluzioni in ambito sanitario, in un museo per nuovi modelli di fruizione della cultura, e così via.
Sulla fruibilità e caratterizzazione del posto si gioca molto del successo dell’evento. Si deve fare attenzione agli spazi (pulizia, funzionalità e facilità d’uso, raggiungibilità anche da fuori città), alla disponibilità di cibo e bevande (finger food, bevande energetiche, alimenti “di conforto”), alla presenza dell’equipaggiamento necessario (rete Internet con banda sufficiente, muletti e soluzioni d’emergenza per i team e gli organizzatori, schermi e proiettori, microfoni e impianto di amplificazione, tavoli e sedie, lavagne, pennarelli e post-it, ecc.).
Tutto questo può rilevarsi un investimento poco utile se all’evento non partecipano team nel numero e nella qualità attesa, perciò è fondamentale realizzare una campagna di sensibilizzazione che intercetti i candidati ideali (studenti brillanti, potenziali startupper, esperti di tecnologia e/o dominio). Il punto di partenza è sicuramente la creazione dell’aspettativa, selezionando il giusto premio da mettere in palio (premio in denaro, potenziale assunzione, finanziamento dell’idea/innovazione). Con il premio è buona norma definire i criteri di aggiudicazione e comunicare i nomi dei giudici (se già disponibili). Quindi si dovrà definire un piano di comunicazione per informare e convincere i candidati attesi (presenza a eventi collaterali, annunci sui mezzi di comunicazione appropriati, invito diretto o indiretto tramite associazioni di categoria e altro). In questo piano, una particolare attenzione deve essere data alla fase di follow-up: non tutti colori che “non vincono” sono “da buttare”, anzi; capita spesso che anche i secondi o terzi classificati portino elementi d’interesse per l’azienda, magari da realizzare dopo gli opportuni miglioramenti, indirizzandoli, tramite attività di mentoring, verso nuovi eventi o opportunità.
Come ogni altro strumento un hackathon ha dei costi d’investimento che potranno essere ampiamente coperti dai risultati solo se l’organizzazione viene realizzata nei minimi dettagli. Esistono anche varie organizzazioni che operano per conto di imprese nella preparazione di hackathon di successo.
Che vogliate scovare le idee per la nuova start-up o vogliate trovare i nuovi talenti da inserire nel vostro team o stimolare la vostra squadra a generare nuove soluzioni, l’hackathon è lo strumento ideale per generare valore e innovazione. Il 2019 sarà l’anno giusto per realizzarlo.
Andrea Manieri