MARKET | 20 Dic 2018

ICT: come crescono gli investimenti?

Assintel Report 2019: in Italia crescono gli investimenti nell'IT. Il commento del Direttore Generale Tecnica, Innovazione e Ricerca di Engineering Orazio Viele.

La Digital Transformation non è più solo un termine usato e abusato, ma sta diventando gradualmente una esigenze reale percepita dalle imprese anche di media dimensione. Secondo Assintel Report 2019, infatti, anche in Italia si sta consolidando la spinta verso un’evoluzione tecnologica che vede investimenti finalizzati a implementare soluzioni quali il Cloud Computing, la Mobilità, il Social Business, i Big Data e gli Analytics.

Una accelerazione in termini di consapevolezza dell’importanza dell’ICT come strumento ormai necessario a migliorare il livello di competitività, ovvero a restare competitivi sul mercato. L’adozione delle tecnologie digitali – si legge nel rapporto – non è più appannaggio solo di poche aziende visionarie, ma è entrata nei piani di investimento di molte aziende e istituzioni italiane, che ora guardano con sempre più interesse a soluzioni quali la Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata (AR/VR), la Robotica, la Stampa 3D e l’Internet of Things (IoT), classificate da IDC come Acceleratori dell’Innovazione”.

Quanto e come si investe in ICT?

Gli investimenti vedono il focus spostato dal mantenimento dell’infrastruttura esistente verso soluzioni che consentono di ampliare il mercato innovando prodotti e servizi.

Il mercato complessivo ICT italiano ammonta, secondo Assintel Report, a 30 miliardi di euro nel 2018, con una crescita del +0,7% rispetto al 2017 che, in ottica prospettica per il periodo 2017-2021, porterà a un incremento medio annuo (CAGR) pari a +1,3%. Andando a vedere i dettagli degli investimenti, si nota come il mercato dei servizi di telecomunicazioni di rete fissa e mobile (con una spesa nel 2018 di poco inferiore a 7,2 miliardi di euro) sia in progressiva contrazione, anche se è previsto che sarà più contenuta negli anni futuri (CAGR 2017-2021 pari a un -0,6%).

Se da un lato si evidenzia un calo continuo e costante degli investimenti delle imprese nell’ICT tradizionale, c’è un mercato vivace e in crescita sulle tecnologie più innovative quali Cloud, IoT, robotica, droni e anche Realtà Virtuale e Aumentata. A registrare un segno + il Cloud Pubblico, per il quale la spesa delle aziende italiane nel 2019 supererà 1,8 miliardi di euro con un incremento del +25% rispetto al 2018, con particolare riguardo per i servizi cloud infrastrutturali (IaaS) e di piattaforma (PaaS).

Dal report emerge come tra le aree di spesa più importanti ci siano la connettività Mobile Broadband, Phablet e Notebook Ultraslim, probabilmente orientati all’adozione dello Smart Working e a creare un ambiente di lavoro flessibile e agile.

In crescita anche le spese per le tecnologie di Digital Signage, che nel 2019 potrebbero superare i 150 milioni di euro con una crescita del +21% nel 2019 rispetto al 2018 e quelle per tecnologie Cognitive/AI, che raggiungeranno i 25 milioni di euro con una crescita pari al +44% rispetto al 2018.

Imprese intenzionate a controllare i costi

Investimenti non solo in crescita, ma mirati a razionalizzare e ottimizzare: il 45% degli intervistati afferma di voler controllare i costi IT in tempi rapidi, ovvero spendere meglio per raggiungere flessibilità e scalabilità dei sistemi. La riduzione dei costi aziendali, si legge nel report, emerge come la seconda priorità di business per le aziende italiane per il 2019: lo scenario macro-economico degli ultimi anni ha portato infatti le realtà di tutti i settori a puntare su strategie volte alla razionalizzazione delle spese e dei costi operativi.

A mio parere – afferma Orazio Viele, Direttore Generale Tecnica, Innovazione e Ricerca di Engineering – bisogna “interpretare” quale significato è stato dato dagli intervistati alla “riduzione dei costi dell’IT”. Se con tale affermazione si è voluto indicare un percorso di riduzione dell’uso delle tecnologie nei processi di business, allora lo ritengo estremamente pericoloso e foriero di gravi problemi per chi lo ha sostenuto con questo significato. Se, invece, come credo, nell’affermazione “riduzione dei costi dell’IT” è sottinteso l’intento di “utilizzo efficiente delle tecnologie”, allora ritengo che si possa dare un connotato qualitativamente positivo.

Di fronte ai diversi “punti discontinuità” verificatisi nel corso della storia dell’IT (spesso chiamati in modo roboante “rivoluzioni”) l’atteggiamento istintivo del mercato si può riassumere con un aforisma che alcuni anni fa lessi in un report di Gartner: “compra e prega”. In altri termini, i clienti timorosi di rimanere indietro di fronte all’emergere di innovazioni tecnologiche “rivoluzionarie” comprano tecnologie ma poi “pregano” che gli siano veramente utili per i loro processi di business.

L’uso efficiente delle tecnologie, invece, sottintende, se vogliamo guardare in positivo la riduzione dei costi, un approccio consapevole alla loro acquisizione e quindi una riduzione degli sprechi. Approccio consapevole vuol dire scegliere e applicare le tecnologie per ottenere reali miglioramenti nei processi di business: miglioramenti che siano misurabili quantitativamente perché le tecnologie non sono asset portatori di valore in sé, ma “generatori” di valore indotto, per esempio, riducendo i tempi di un processo di produzione, consentendo l’allargamento della clientela, migliorando la qualità di un prodotto.

Se “riduzione dei costi” viene interpretata con l’accezione appena descritta, allora non è da considerarsi un ossimoro, come potrebbe apparire a prima vista, affermare che si fa “innovazione riducendo i costi dell’IT”. Mi auguro e spero che chi ha risposto con questa affermazione abbia voluto sottintendere quello che ho appena illustrato”.