MARKET | 7 Mar 2019

Il Data Center che verrà

IoT, AI e machine learning invertono la tendenza al consolidamento in grandi strutture a favore di centri più piccoli ma più efficienti

Come sarà il data center del futuro? A questa domanda risponde una ricerca IDC Italia, che prevede una infrastruttura sempre più agile, distribuita e automatizzata, in grado di fornire un’esperienza cloud e di erogare servizi al business dove e quando richiesti.

Già nel corso del 2019, il 25% delle aziende, secondo IDC, abbandonerà il consolidamento di grandi data center a favore della modernizzazione di data center di dimensioni minori, ma posizionati più strategicamente. Nel 2020 l’esigenza di conservare e gestire il volume crescente di dati generati all’edge porterà il 40% delle aziende a istituire e servirsi di uno strato intermedio di “data vault”, mentre nel 2022 il 50% degli asset IT dei data center aziendali potrà operare autonomamente grazie alle Intelligenze Artificiali. Tra il core e l’edge, nello scenario previsto da IDC, andrà diffondendosi uno strato intermedio e, in particolare nell’edge, il presidio umano risulterà più limitato.

“La crescita esponenziale dei dati prodotti sia da reti IoE che dalle sorgenti open, – commenta Francesco Bonfiglio CEO di Engineering D.HUB – unitamente alla esplosione di algoritmi sempre più predittivi e basati su AI, richiederanno nel prossimo triennio investimenti in area storage, rete e compute, che semplicemente non potranno essere sostenuti dai nostri clienti se non creando una rete di punti di raccolta ed elaborazione dei dati distribuita. La missione di Engineering D.HUB, definita dalla sua nascita, è in linea con la visione futura di IDC e prevede la necessità di combinare crescente capacità di calcolo e immagazzinamento dei dati, sicurezza, integrazione con sistemi legacy (attraverso RPA) e digitali (attraverso IoT) in modo sicuro, agnostico rispetto alle tecnologie e combinando competenze tradizionali di gestione delle operazioni con competenze di disegno e trasformazione”.

 

La trasformazione dei data center

Il cambiamento è guidato sia dal crescente appetito aziendale per le nuove applicazioni, che richiedono un cambiamento sostanziale nella gestione dell’infrastruttura, che dalla necessità di continuare a supportare e modernizzare il mondo legacy.

“La gestione e le operazioni dei data center vengono trasformate dai progressi in Intelligenza Artificiale, Machine Learning e automazione” – afferma Sergio Patano, Associate Research Director di IDC Italia. “Gli ecosistemi IoT utilizzano sensori e producono grandi quantità di dati che influiscono sul modo di prendere decisioni da parte delle aziende: questo porta a un cambiamento profondo nel modo di operare dei data center. Le infrastrutture IT, che ospitano  funzionalità di Intelligenza Artificiale attraverso l’automazione delle operazioni, miglioreranno la resilienza e ottimizzeranno le prestazioni. La necessità di questo livello di autonomia aumenta ancora di più poiché il servizio IT è richiesto nelle aree periferiche, dove è possibile intervenire con personale limitato. Nelle posizioni marginali e in un ambiente IT sempre più distribuito e diversificato, sarà sempre più necessaria la capacità di sostituire decisioni guidate dall’uomo con decisioni basate sui dati”.

Nuove tendenze

La trasformazione dei data center, pertanto, andrà a invertire la tendenza al consolidamento in grandi strutture per veder favorita una granularità non solo all’edge, ma anche a livello intermedio. L’enorme quantità di dati generati da più fronti sta creando grandi repository di informazioni che saranno per lo più fatti risiedere in mega data center cloud, gestiti da fornitori IaaS e SaaS, o in strutture più piccole ma meglio posizionate sia a livello geografico che in termini di latenza e risposta di servizio. Ciò renderà sempre meno importante la costruzione di grandi data center aziendali.

“D.HUB – continua Bonfiglio – affianca i propri data center alle grandi reti globali di cloud pubblico per sopperire a esigenze di integrazione e prestazionali, prima ancora che di sicurezza, che queste ultime non possono da sole garantire. Stiamo investendo, inoltre, nella creazione di piattaforme di servizi di business on top alle nostre piattaforme tecnologiche, per permettere ai nostri clienti di passare concretamente da un modello di IT legato ai costi della tecnologia a un modello di IT che produce ricavi abilitando servizi digitali. Così al portfolio tradizionale di servizi di outsourcing, D.HUB affianca il Digital Enabler, piattaforma E2E per mash up di dati IoT e multi-sorgente per realizzare ecosistemi digitali, oppure soluzioni per la Smart Agriculture come quella, presentata recentemente in Val D’Aosta, per la digitalizzazione di una importante cantina locale. Sempre più la scelta vincente è la combinazione di data center proprietari, con elevati livelli di certificazione, sicuri, distribuiti sul territorio, in prossimità dei dati generati, basati su una piattaforma tecnologica ibrida, ovvero aperta a ogni tecnologia cloud, controllati e monitorati automaticamente H24. La nostra offerta soddisfa le esigenze del presente e del futuro. Ai nostri clienti offriamo, infatti, il vantaggio di avere un partner unico, capace di accompagnarli dalla sola gestione dell’As Is alla creazione di valore, abilitando così una nuova economia del digitale”.

Il grande flusso di dati previsto nei prossimi anni dovrà essere immagazzinato e reso accessibile per essere analizzato, e niente di ciò è probabile che avvenga vicino agli attuali data center aziendali, secondo IDC. Per gestire questa proliferazione di dati, pertanto, molte organizzazioni adotteranno una strategia di data vaulting che permetterà loro di consolidare i dati in siti sicuri intermedi, senza bisogno di costruire nuove facility.