Il distanziamento sociale che ci interessa ormai da molte settimane è di fatto un insieme di azioni di natura non farmacologica per il controllo delle infezioni, volte a rallentare o fermare la diffusione di una malattia contagiosa.
È certamente un grande alleato nel combattere una pandemia globale come l’attuale COVID-19, ma deve essere accompagnato da solide e rapide soluzioni tecnologiche: dai sistemi di smart working alle applicazioni per contenere i contagi, dalle mobile application fino alla corsa al vaccino.
Questa guerra globale si combatte dunque su diversi campi di battaglia; uno tra i molti fronti aperti è senza dubbio quello giocato dall’informatica e dal software. Come?
Oltre 45 anni fa Italo Calvino nelle sue Lezioni americane ci spiegava che… “è vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza dell’hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d’elaborare programmi sempre più complessi. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bit senza peso”.
La leggerezza di bit senza peso per combattere un virus, il terribile SARS-CoV-2, della dimensione di pochi nanometri che ha letteralmente immobilizzato il mondo: una nanoguerra.
Proviamo a immaginare come il software potrebbe dare un contribuito fondamentale.
Immaginiamo di avere laboratori di microbiologia, pubblici e privati, che sfornano senza sosta da settimane, giorno e notte, decine di migliaia di test che arrivano da laboratori, da ospedali, da pronto soccorso, dalla strada, da stazioni volanti. Condizioni operative difficili che spesso portano dati sporchi; Gigabyte che devono essere armonizzati e integrati per poter essere utilizzati rapidamente per far fronte all’emergenza.
Immaginiamo di ricevere ogni ora, praticamente in tempo reale, una montagna di dati, da collegare e combinare per creare una base di conoscenza finalizzata a proteggere le persone infette che soffrono, combattono, guariscono.
Immaginiamo di usare questa conoscenza per sapere dove sono le persone infette: a casa, in ospedale o in terapia intensiva, quest’ultima una delle risorse più preziose e critiche nella crisi COVID-19.
Immaginiamo di organizzare informazioni che sono gestite da diverse Amministrazioni in modo da poter vedere, su una mappa, dove sono le persone interessate da COVID-19, con un riferimento al luogo dove abitano, al loro medico, alle loro patologie. E di vedere un “palloncino rosso” che identifica un infetto a casa in quarantena, un palloncino verde per un guarito.
Immaginiamo di fornire ai Medici di Medicina Generale questa mappa che visualizza solo i loro assistiti, in modo che possano programmare in sicurezza la loro attività quotidiana sul territorio.
Immaginiamo di fornire ai Sindaci e alle Autorità competenti che programmano le attività di assistenza e presidio le informazioni aggiornate relative ai loro specifici territori, consentendo loro ricerche e visualizzazioni facili e veloci: sia inteso, non per controllo ma per protezione.
Immaginiamo che, con il passare dei giorni e delle settimane, il “palloncino rosso” diventi un gruppetto di due, tre, quattro persone. Quel cluster è un nucleo familiare o un condominio: il virus attacca dentro le mura domestiche.
Immaginiamo che, a partire da un paziente infetto, algoritmi specifici consentano di definire la composizione del suo nucleo familiare, trovare i suoi vicini di casa potenzialmente esposti al virus. E, magari, definire le priorità per sottoporre a test preventivi coloro che non lo avessero ancora fatto in base alle loro patologie.
Immaginiamo di scoprire che questi raggruppamenti sulla mappa crescono, tanto e velocemente. Potrebbero essere residenze per anziani, ricoveri, ospedali, comunità. Ecco che allora occorre sapere al più presto chi sono gli ospiti e chi gli operatori. Il virus attacca i più deboli.
Immaginiamo di conoscere la situazione puntuale e aggiornata di tutti gli Operatori Sanitari impiegati sul campo in prima linea. Rappresentano la nostra arma più preziosa, e limitata, contro il virus: un letto di terapia intensiva si può comprare, un infermiere o un dottore che non possono più lavorare no.
Immaginiamo che anche loro si ammalino; per l’Autorità di gestione dell’emergenza avere la situazione in tempo reale è cruciale per prendere decisioni determinanti e veloci: allontanare gli infetti e richiamare in servizio chiunque sia “reintegrabili”, per avere un quadro preciso e di dettaglio per Amministrazione Sanitaria e per profilo professionale. Il virus è veloce.
Immaginiamo di analizzare questi dati, di applicare algoritmi, di usare tutta questa conoscenza prodotta per disegnare in tempo reale le curve di evoluzione pandemica e di diffusione del virus. Questa è la base di partenza per definire, iterativamente, i parametri che alimentano i modelli previsionali epidemiologici.
Immaginiamo di aiutare le Autorità preposte a prendere decisioni sulla base dei modelli teorici data-driven and evidence-based tarati in tempo reale.
Immaginiamo l’emozione del team di lavoro che scruta i numeri da settimane sperando in un qualsiasi segnale di cedimento della curva.
Immaginiamo il ritorno a una nuova normalità dove la conoscenza delle persone infette e dei guariti è determinante. Potranno essere diverse le app utilizzate nel nostro Paese, ma l’elemento davvero importante sarà quello di avere un una piattaforma interoperabile, auspicabilmente a livello Europeo e basata su open data model e open API, in grado di gestire le informazioni rilevanti per la fase post-emergenziale. Indipendentemente dalla singola app.
Immaginiamo che le persone con cui stai lavorando fianco a fianco (virtualmente) ti dicano che “… il sistema di biosorveglianza sviluppato da Engineering ci permette di monitorare in tempo reale la diffusione della pandemia e ci fornisce dati per prevederne gli effetti in anticipo. Tutto ciò ci ha permesso di mettere in atto azioni preventive per governare il sistema di emergenza, evitando ulteriori infezioni, contenendo il numero di persone che muoiono e soprattutto salvando vite umane”.
Immaginate, infine, di scoprire che tutto questo è realtà.
Queste sono le parole di Lorenzo Gubian, CIO Health Department della Regione Veneto.
Tutto quello che abbiamo descritto è stato fatto da donne e uomini di Engineering, dalla metà di febbraio, giorno e notte, al fianco di Regione Veneto e Azienda Zero in prima linea contro il virus.
Tutto questo è il sistema di biosorveglianza Eng-DE4Bios, nato in pochi giorni dalla nostra piattaforma di ecosistema di Digital EnablerTM.
I piccoli bit senza peso forse non avranno ancora vinto la nanoguerra, ma almeno stanno dando del filo da torcere al SARS-CoV-2.
Lanfranco Marasso