Viviamo in un mondo nel quale la velocità legata all’innovazione è sempre più marcata. Questo non vale esclusivamente per le cosiddette “tecnologie abilitanti” che consentono di attivare l’innovazione tecnologica, ma vale anche e soprattutto per la ricaduta che queste hanno sulla vita delle persone.
Secondo un articolo pubblicato da Visual Capitalist nel 2018, le principali innovazioni tecnologiche della storia dell’uomo hanno impiegato numerosi anni per raggiungere la soglia dei 50 milioni di utilizzatori. Si parte dai 64 anni che sono stati necessari all’aviazione, passando dai 62 anni necessari all’automobile, fino ad arrivare ai 14 anni necessari ai computer e ai 4 anni necessari alla diffusione di Facebook.
Ultimo della lista in questa speciale classifica è il tempo necessario alla diffusione di Pokemon Go, un videogioco specifico per essere utilizzato su smartphone, dotato di caratteristiche innovative come l’utilizzo della Realtà Aumentata e della geolocalizzazione e realizzato da Niantic, per il quale sono stati sufficienti 19 giorni per raggiungere la soglia dei 50 milioni di utenti.
Abilitare l’innovazione
In molti casi questo dipende dal fatto che le innovazioni più recenti possono essere abilitate da quelle che sono nate prima, per esempio Facebook non avrebbe senso senza computer, Internet ed energia elettrica. Allo stesso modo Pokemon Go, specificamente pensato per essere utilizzato su smartphone, deve la velocità della sua adozione in parte all’ottimo marketing e in parte al fatto di avere una platea dei potenziali utenti davvero enorme, gli utilizzatori di smartphone in tutto il mondo.
La regola generale è quindi che i nuovi modelli comportamentali abilitati dalla tecnologia arrivano sempre più velocemente, crescono sempre più velocemente e, quando accade, spariscono altrettanto velocemente diventando a tutti gli effetti delle meteore tecnologiche.
Di fronte a questo scenario le aziende hanno non soltanto il problema di innovare la loro offerta di soluzioni verso il mercato, ma anche e soprattutto di innovare sempre più velocemente in un mondo in cui le tecnologie abilitanti crescono a ritmi non lineari e in cui gli utenti finali sono abituati a modelli di interazione sempre diversi e costantemente rinnovati in quanto abilitati dalle tecnologie.
Il ruolo delle persone nei processi di innovazione
Se si parte dal presupposto che l’innovazione sia il processo che genera valore partendo dalle idee, allora è chiaro che il vero lavoro non è tanto nella generazione delle idee, e nemmeno nel mettere sul mercato il prodotto dell’innovazione.
Il vero lavoro che interessa l’innovazione è nella lunga e incerta fase di processo, in quella che solitamente viene chiamata “execution”. È in questa fase infatti che si deve dare concretezza all’idea verificando costantemente la sua bontà, la sua fattibilità tecnica e l’impatto che avrà non soltanto sul mercato in cui si collocherà, ma anche in termini sociali e ambientali, quindi più genericamente la valorizzazione degli impatti che potrà avere sul mondo che ci circonda. È in questa fase che si analizzano tutti gli aspetti tecnici, di business, legati alla concorrenza e alla protezione della proprietà intellettuale. Non si tratta quasi mai di progetti unicamente tecnologici, ma più spesso di iniziative di innovazione ad ampio respiro che prevedono la generazione di nuovi modelli di business che vadano incontro a una nuova visione del mercato e, talvolta, del mondo.
Per svolgere questo compito servono persone, gli innovatori, spesso provenienti da percorsi formativi e professionali differenti, con la giusta propensione all’innovazione e con la consapevolezza che la loro azione può avere impatti non soltanto sul business delle organizzazioni, ma spesso direttamente sulla vita delle persone.
Cosa caratterizza gli innovatori?
La prima caratteristica che deve avere un innovatore è la passione. Non si tratta di una frase fatta, ma di una caratteristica irrinunciabile. Con il termine “passione” non si intende esclusivamente la ricerca spasmodica delle tecnologie emergenti e la predilezione degli aspetti squisitamente tecnologici delle soluzioni che possono essere messe sul mercato, ma piuttosto il bisogno irrefrenabile di fare sempre qualcosa di nuovo, anche con l’utilizzo della tecnologia, ma in un contesto in cui quest’ultima è il mezzo per ottenere il risultato, non il fine ultimo del processo. Il fine ultimo è il valore che si otterrà alla fine del processo di innovazione, indipendentemente dall’utilizzo più o meno marcato di tecnologie emergenti.
Considerando come obiettivo primario il valore che viene generato dal processo di innovazione, l’innovatore ha la caratteristica di chiedersi il perché una certa iniziativa viene messa in campo, e non soltanto cosa si andrà a realizzare e come. Chiedersi il perché, cioè indagare sulle ragioni profonde che sono alla base dell’iniziativa di innovazione, significa non guardare esclusivamente agli aspetti tecnologici o funzionali, ma considerare come prioritario l’impatto che l’iniziativa di innovazione avrà sulla vita delle persone e sul mondo che ci circonda.
La terza caratteristica dell’innovatore è il sapere che l’innovazione non si fa da soli, si fa insieme. Insieme non significa soltanto lavorare in team, cosa che viene data per scontata, ma significa che per raggiungere l’eccellenza nelle iniziative di innovazione è necessario aprire i propri confini e interagire con un numero anche elevato di partner: università, centri di ricerca, altre aziende, PMI, start-up, utenti finali. Solo in questo modo si raccoglieranno tutte le competenze e le esperienze necessarie per ottenere risultati di rilievo. Un altro aspetto da non sottovalutare è la relazione tra uomo e macchina: l’innovatore sa che le macchine, anche quelle più sofisticate, guidate da algoritmi e dotate di Intelligenza Artificiale, sono strumenti straordinari e complementari sul piano della capacità di elaborazione e di individuazione della soluzione. Ecco che quindi “insieme” assume anche il significato di mettere a fattor comune gli sforzi tra uomo e macchina per fare in modo che il risultato ottenuto sia maggiore della somma delle sue parti iniziali.
Innovatore è…
L’innovatore è quindi colui che, governato dalla passione per quello che fa, si chiede il perché di un’iniziativa di innovazione e non esclusivamente il cosa e il come, e applicando un processo complesso insieme ad altri attori di un ecosistema, riesce a passare da qualcosa che non c’è a qualcosa che ci sarà, da qualcosa che non esiste ancora a qualcosa che esisterà, da un momento in cui una certa soluzione non esiste sul mercato ad un momento in cui essa esisterà e contribuirà, nel piccolo o nel grande, a cambiare in meglio il mondo che ci circonda.
Massimo Canducci