“Innovazione c’è quando, pur senza rinunciare al profitto, si ricerca la sostenibilità, il rispetto per le culture e le persone e quando ci si avvicina il più possibile all’equità, ovvero alla possibilità che tutti possano avere pari opportunità”. Questa la definizione di innovazione di Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia, associazione che sostiene il tema della sostenibilità attraverso l’organizzazione della Giornata della Terra, istituita dalle Nazioni Unite 49 anni fa e arrivata alla decima edizione in Italia.
“Grazie al nostro movimento coinvolgiamo ormai 50.000 partner nel mondo e un miliardo di persone, tutte sensibili al tema dell’ecologia che, anche grazie alla enciclica di Papa Francesco, è diventata ecologia integrale, ovvero non più legata a doppio filo con l’ambiente, ma che comprende le dimensioni sociali, economiche e umane”. Una giornata, quella della Terra, festeggiata in 193 Paesi nel mondo e che vede l’apertura a Villa Borghese, dal 25 al 29 aprile, del Villaggio della Terra, una cinque giorni di conferenze, workshop, laboratori dedicati alla tutela del pianeta, con focus sui 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
Le tecnologie possono essere viste come alleate o nemiche nella ricerca della sostenibilità?
“Le tecnologie saranno alleate se utilizzate con la consapevolezza necessar
E se dovesse citare una tecnologia in particolare come alleata della sostenibilità?
“Uno dei temi più preoccupanti, che mina la possibilità delle persone di contribuire con una propria idea al miglioramento del pianeta, è quello del digital divide, che potrebbe trovare, almeno in parte, una soluzione nella diffusione del 5G. La connessione tra le persone ritengo sia fondamentale per consentire a un numero sempre crescente di persone di poter condividere la propria idea di sostenibilità. Quest’anno portiamo all’attenzione dell’opinione pubblica il tema dei nativi, per esempio gli indigeni che vivono in Amazzonia, dove l’equilibrio uomo-natura è preservato e in cui esistono 390 culture e 240 lingue, con 100 culture ancora mai contattate dalla civiltà avanzata. Queste culture sono distanti da noi, non hanno possibilità di accesso alla tecnologia e a nuove forme di comunicazione, ma grazie a loro potremmo riscoprire un equilibrio uomo-natura che abbiamo dimenticato in ragione di un consumismo sfrenato e di una tecnocrazia a cui non sappiamo più reagire“.
Quando si parla di temi ambientali, si parla di dati che, se analizzati, potrebbero aiutare la comprensione di alcuni fenomeni a livello globale. Dati troppo spesso poco conosciuti e diffusi. Quale la soluzione?
“Come associazione portiamo avanti da sempre l’idea che l’apertura dei dati, la loro pubblicazione da parte dei soggetti che ne detengono la proprietà e che sono in grado di certificarli, contribuirebbe a consentire l’accesso alle informazioni da parte di tutti, a livello globale, e quindi la crescita di una coscienza collettiva sui temi della sostenibilità. L’
Sonia Montegiove