TECH | 3 Dic 2019

Italiani e Intelligenza Artificiale, tra timori e desiderio di maggiore empatia

Nella ricerca “Retail Transformation 2.0” del Digital Transformation Institute e CFMT le nostre paure verso l'AI, ma anche la crescente consapevolezza delle sue potenzialità.

Intelligenza Artificiale empatica, ovvero in grado di riconoscere le emozioni di chi si trova davanti e reagire di conseguenza. Sembra essere questo ciò che rende le persone più fiduciose verso l’AI, insieme alla possibilità che il suo utilizzo renda meno gravose, più sicure ed economiche alcune azioni della nostra vita quotidiana.

I dati della seconda edizione del rapporto “Retail Transformation 2.0” elaborato da Digital Transformation Institute e CFMT, in collaborazione con SWG, mostrano una crescita evidente (+16%, con un incremento dal 68% all’80%) rispetto al 2018 del bisogno di confrontarsi con macchine in grado di percepire ciò che proviamo. In aumento in maniera significativa (+10%) rispetto alla scorsa edizione anche coloro che mostrano una preferenza per i robot che abbiano chiaramente sembianze non umane (20% degli intervistati) e che, anche in caso di assistenza da remoto, consentano di sapere se si sta interagendo con una macchina piuttosto che con una persona reale (90%).

Intelligenze Artificiali nella vita quotidiana

L’Intelligenza Artificiale deve essere riconoscibile ed empatica, utile nella vita di tutti i giorni per il 63% degli intervistati (in calo del 7% rispetto al 2018), in grado di sollevare l’utente da attività gravose e servizi complessi come stipulare un contratto per una nuova utenza domestica (24%, +4% rispetto al 2018), redigere un atto di acquisto di una casa (19%, +6%), guidare la macchina rendendo la città più sicura (35%, +10%).

L’AI perde terreno su lavori e attività quotidiane sulle quali, nella passata edizione, le persone riponevano maggiore fiducia, come emettere giudizi e sentenze legali e arbitrare una partita di calcio (-9%), comporre musica (-6%), presentare potenziali amici (-5%), ma anche scrivere articoli di giornale, selezionare personale, diagnosticare le malattie o guidare (-4%). Migliora, invece, l’atteggiamento di fiducia verso i robot quando si chiede agli utenti di immaginare la loro vita fra 10 anni: dal trovare il percorso più rapido in città, per cui i robot mantengono il primato sulle persone con il 78% (+5), all’investire in borsa (43%, +6%), al diagnosticare malattie e arbitrare una partita di calcio (35%, rispettivamente +6% e +1%), fino allo svolgere faccende domestiche (33%, +5%).

Si allarga, infine, in una prospettiva a 10 anni, il numero degli indecisi, non più così convinti che le persone svolgano meglio alcuni compiti rispetto alle macchine, ma ancora diffidenti verso il ruolo dell’Intelligenza Artificiale: passano dall’11% al 24% le persone che non sanno se sono meglio le macchine o gli umani nello scrivere sul giornale, dal 17% al 28% nel presentare potenziali amici, dal 13% al 27% nel comporre musica, dal 14% al 26% nell’emettere sentenze e giudizi, dal 15% al 26% nello scegliere il personale in una azienda.

Nessun dubbio per gli intervistati su chi debba e possa gestire le attività di cura verso bambini, anziani e animali domestici: per quanto più empatici, i robot non saranno mai in grado di sostituire l’uomo.

L’AI e l’esperienza di acquisto

L’Intelligenza Artificiale è un’efficiente compagna di acquisti, prevalentemente di vestiti e accessori, servizi telefonici ed elettrici e tecnologia (35%). Cresce il food rispetto al 2018 (+10%), mentre c’è diffidenza rispetto a investimenti finanziari e acquisiti più significativi, come automobili e immobili. Il settore delle polizze assicurative, in particolare, perde il 5%: la presenza di un umano in fase di acquisto è ritenuta ancora più importante.

I favorevoli ad assistenti virtuali dotati di AI, in grado di dare consigli nel momento in cui si fanno acquisti online o in negozio restano fermi a circa la metà (53%), come nel 2018. Invariate anche le situazioni in cui si preferisce una macchina al posto di un umano per evitare situazioni imbarazzanti, o per avere una scontistica personalizzata. L’interazione con le persone è preferita nella fase di comprensione dei bisogni (47% uomo, 17% macchina, 36% indifferente) e per rendere l’esperienza di acquisto più piacevole (36% uomo, 20% macchina, 44% indifferente). Rispetto al 2018, invece, si registrano un aumento significativo della fiducia nei confronti delle macchine (+8%) nella tutela della privacy e nella gestione dei dati personali.

I dati dell’indagine del Digital Transformation Institute, come l’anno scorso, mostrano il persistere di timori da parte degli italiani, ma anche una maggiore consapevolezza sulla potenza e sui vantaggi dell’utilizzo di questa tecnologia, che garantirebbe, secondo il sentire comune, più sicurezza in alcune azioni complesse, più protezione rispetto ai nostri dati e la possibilità di delegare alcune azioni gravose del quotidiano.

Stefania Farsagli