MARKET | 9 Gen 2018

La UE dopo il 2020 e la centralità del dato

Il Nono Programma Quadro è pronto a raccogliere le sfide della data revolution

Promuovere la competitività industriale, l’innovazione e la leadership tecnologica sono gli obiettivi delle politiche europee post 2020, presentate in un documento che intende contribuire alla discussione finalizzata alla preparazione del nono programma quadro (FP9).

In un panorama in cui il cambiamento è rapido e trasforma profondamente industrie e società, è necessario identificare e analizzare le sfide poste dalla Digital Transformation che dovranno essere al centro delle politiche dei prossimi anni. Per questo, sono stati individuati 4 ingredienti fondamentali quali: visione politica di medio-lungo periodo che punti a istruzione e ricerca; promozione di coordinamento, semplificazione e openness; individuazione delle caratteristiche specifiche del territorio UE per evitare di replicare (senza successo) buone pratiche nate in territori e contesti completamente differenti (come il caso Silicon Valley per esempio); sperimentazione, ovvero applicazione del design thinking alle politiche da attuare.

Oltre agli ingredienti di base, il documento ha individuato 7 sfide corrispondenti a 7 grandi opportunità da cogliere per la trasformazione industriale. Tra queste, la seconda è riferita proprio alla grande importanza che avrà la cultura del dato.

Data revolution and non-R&D intangible assets

Quella che nel documento di policy è descritta come “rivoluzione dei dati” non è altro che la rappresentazione della nuova condizione di imprese e società in cui il dato ha conquistato un ruolo di centralità. Una rivoluzione che offre nuove opportunità di innovazione e che, generando un’economia basata sulla conoscenza, ha un elevato potenziale socio-economico.

La disponibilità di un volume di dati in costante aumento e prodotto in tempi sempre più rapidi richiede però una politica di protezione delle informazioni oltre che di corretta gestione e archiviazione dei dati finalizzata a migliorare l’uso dei dati stessi.

Per sfruttare al meglio i dati provenienti da fonti variegate e sempre nuove occorre sviluppare metriche di valutazione utili a comprendere in tempo reale i cambiamenti e adeguare così il proprio operato. Concentrarsi solo sull’aspetto quantitativo del dato è da ritenersi sbagliato, in quanto fondamentale risulta essere il monitoraggio degli aspetti qualitativi.

La maggior parte degli esperimenti pratici sulla trasformazione industriale, si legge nel documento, arriva dagli Stati Uniti, ma non ci si può solo basare su questi per lo sviluppo di politiche europee. C’è bisogno di maggior sperimentazione nel proprio contesto territoriale che possano supportare lo sviluppo di attività innovative. Questo consentirebbe un migliore allineamento tra politiche industriali e obiettivi socio-economici della UE.

Oltre i dati: le altre 6 sfide

Non solo dati ovviamente tra le sfide individuate per le industrie nel post 2020. Tra le prime citate la necessità di aggiornare e migliorare tutte le industrie, non solo quelle legate al comparto IT ma le più “tradizionali” per le quali la Digital Transformation rappresenta una grande opportunità. Oltre questo, la necessità di rivedere in modo continuo le politiche da applicare, tenendo conto del fatto che l’innovazione è per sua natura dinamica, e l’importanza del considerare (e studiare) il concetto di efficienza dinamica che consente a una impresa di ridurre le curve di costo migliorando i prodotti nel tempo attraverso la sperimentazione di nuovi prodotti e processi. Importante il focus su internalizzazione e cooperazione tra aziende e su una migliore capacità di dialogo e confronto. Ultima non certo per importanza la sfida legata alle nuove figure professionali e alla necessaria capacità di individuare quali nuove competenze saranno richieste ai lavoratori.

In conclusione, nella UE che verrà quando si parla di innovazione non si può non tener conto del ruolo centrale del dato che sempre più potrà fare da propulsore. Non solo per le industrie.