Il mezzo di comunicazione principale della fine del secolo scorso era la televisione, tanto che la frase “lo dice la televisione”, riferita al ruolo di depositario della conoscenza attribuito al media, riecheggia ancora nelle nostre orecchie. Oggi se parlate con un adolescente, la frase diventa “lo dice internet”, dando per scontato che l’autenticità di quello che si trova in Rete è garantita dal solo fatto di esservi presente.
Due sono i problemi che ne derivano:
1. La televisione era ed è basata su un palinsesto più o meno flessibile, ma comunque un palinsesto, dove l’utente è ancora messo di fronte a contenuti moderati da un essere umano, con pregi e difetti del caso. Internet no. Ed è la sua grande forza, ma anche il suo punto debole, quello di essere relativamente facile per chiunque arrivare a qualunque tipo di informazione, anche la più deleteria che si possa immaginare.
Questo passaggio è importante perché chi possiede i retaggi culturali del recente passato è in grado di discernere il vero dal falso, il bello dal brutto, il passato dal recente passato. I giovanissimi hanno difficoltà in questo e spesso non riescono a comprendere a fondo le implicazioni derivanti dall’uso libero della rete, un luogo dove la moderazione è molto limitata e dove basta conoscere un indirizzo IP per scoprire luoghi meravigliosi o terribili con la stessa facilità.
2. Il problema più rilevante è il secondo, cioè che mentre la scelta di contenuti fruibili in TV è gestita da un telecomando, governato da un essere umano, i contenuti che troviamo in Rete vengono resi fruibili grazie a uno o più algoritmi, strumenti informatici che se abbastanza evoluti prendono il nome di Intelligenza Artificiale.
Il grandissimo Isaac Asimov ci ha messo in guardia molti decenni fa, intuendo che l’AI avrebbe condizionato le nostre vite. Tuttavia lui e tutti gli altri scienziati e scrittori di fantascienza identificavano l’AI con la trasposizione umana delle macchine: il Robot. Essi non avevano previsto Internet, quindi non hanno realizzato che l’AI si sarebbe evoluta in un modo diverso, prendendo piano piano possesso della Rete.
Nel 2017 quasi la totalità delle persone si informa attraverso la rete, che sia tramite i Social Media o attraverso i motori di ricerca; è Internet che risponde alle domande ed è sempre Internet che mostra ciò che accade nel mondo.
Social Network
La grande quantità di dati fruibili e la grandissima quantità di contatti a nostra disposizione hanno costretto gli sviluppatori dei principali Social Network a creare algoritmi che scegliessero per noi i contenuti da mostrare. Il più famoso è Facebook Newsfeed Algorithm, che in base ad alcune nostre scelte di interazione, più o meno dirette, si preoccupa di mostrarci un 10% di ciò che i nostri contatti producono, scegliendo per noi quello che ritiene più appropriato per i nostri bisogni e gusti. In realtà attraverso un uso consapevole del mezzo possiamo in parte decidere cosa ci venga mostrato e gli sviluppatori possono agire sui parametri di controllo dell’algoritmo, ma non tanto da prevedere esattamente le sue scelte, essendo troppe le variabili da tenere in considerazione. In altre e poche parole: un’Intelligenza Artificiale si occupa di moderare per noi i contenuti da mostrarci.
Motori di Ricerca
L’impatto dell’AI si fa sentire in modo ancora più pesante sui motori di ricerca che utilizzano ogni informazione a loro disposizione per rispondere alle nostre richieste nel miglior modo possibile. Sì, ma qual è il miglior modo possibile? Le nostre ricerche sono sempre condizionate, a meno che non si scelga a priori di disattivare tutti i parametri di localizzazione, cronologia, contatti, mappe; l’Intelligenza Artificiale del motore di ricerca li userà per generare la sua miglior risposta alla nostra domanda.
Facciamo un esempio: se dobbiamo aggiustare l’auto e un nostro contatto si è servito di un meccanico, rimanendo molto soddisfatto e lasciando un’ottima recensione, il motore di ricerca terrà conto del comportamento del nostro contatto per darci una risposta, molto probabilmente suggerendoci proprio la stessa officina. Di per sé la cosa potrebbe essere corretta, se fossimo a conoscenza del meccanismo. Il punto è che la maggior parte delle persone non sa che i risultati privati sono attivi di default e che la risposta “vitaminizzata” non può essere oggettiva. Ma anche in questo caso, l’aspetto su cui riflettere è che è un’Intelligenza Artificiale a occuparsi di elaborare una risposta.
BOT
Cosa sono i BOT? Si tratta di piccole intelligenze artificiali create appositamente per svolgere compiti ripetitivi al posto degli esseri umani ma che, a differenza dei ROBOT, si trovano all’interno di software.
I BOT sono presenti in alcuni strumenti di messaggistica evoluta e sono davvero molto utili se interrogati su argomenti specifici. Uno dei miei preferiti è un interlocutore che parla in inglese e mi aiuta a migliorare l’uso della lingua, in una conversazione che sembra quasi reale.
Purtroppo anche in questo caso, l’uso di questo strumento può arrivare a un livello che supera il nostro controllo. Possiamo infatti utilizzare servizi online in grado di prendere il controllo dei nostri account e interagire con altri profili, mettendo like, iniziando a seguirne alcuni ovvero velocizzando pratiche manuali molto noiose, ma indispensabili per costruire una rete più vasta e solida. Queste automazioni sono meno precise delle persone, non riescono sempre a capire evidenze che a un occhio umano sono ovvie, ma il loro utilizzo è banale e il loro costo irrisorio. Tuttavia il loro massiccio utilizzo sta piano piano creando una rete dove i BOT comunicano tra loro, tagliando l’essere umano fuori dalla scelta decisionale.
La tendenza è inarrestabile, i ragazzini si rivolgono direttamente ai propri smartphone, utilizzando la voce per ottenere risposte, dando di fatto autorevolezza all’Intelligenza Artificiale interpellata.
Il ruolo dell’uomo diventa, a questo punto, molto importante poiché stiamo delegando il processo decisionale alle macchine, strumenti che stanno crescendo in modo esponenziale, migliorando in modo difficile da comprendere e difficilissimo da controllare.
Un giorno non lontano le macchine saranno tanto intelligenti da avere obiettivi diversi dai nostri e anche se non direttamente interessate a danneggiarci, si troveranno a trattarci come noi trattiamo gli animali quando dobbiamo costruire nuove città: non ce ne preoccupiamo, sono assolutamente irrilevanti rispetto ai nostri scopi.
Questo scenario è senza dubbio plausibile, ma non è detto che accadrà esattamente questo. Magari riusciremo a utilizzare l’AI per potenziare gli esseri umani e farli evolvere fino a un nuovo stadio, dove uomo e macchina saranno una cosa sola?
Matteo Piselli