“La tecnologia non ha reso le nostre moto oggetti telecomandati né ha sminuito il valore del pilota, che resta la figura centrale di questo sport, fatto ancora di talento e poesia”. Così presenta il rapporto tra MotoGP e tecnologia Fabiano Sterlacchini, Technical Coordinator della Ducati Motor Holding, parte del team di Andrea Dovizioso. “Se dovessimo fare un confronto con l’automobilismo – continua l’ingegnere di Ducati – potremmo dire che lì abbiamo un 70% di tecnologia contro un 30% di pilota, mentre nel MotoGP è esattamente il contrario”.
Ma se poesia e talento si accompagnano con la Data Analysis, è solo grazie alla presenza di sensori che rilevano innumerevoli parametri riferiti sia allo “stato” della moto che alla tipologia di guida del pilota. “Rispetto a qualche anno fa – racconta il giornalista Rai Massimo Angeletti, impegnato da anni nel seguire il MotoGP – i dati a disposizione dei tecnici e dei piloti si sono moltiplicati e molti di questi sono pubblici e utili a fornire delle indicazioni sulle gare oltre che, nel caso di quelli delle prove dei giorni precedenti, per azzardare giornalisticamente qualche previsione. Fino a prima degli anni Novanta le statistiche delle prove e delle gare arrivavano qualche ora più tardi; adesso sono praticamente disponibili in tempo reale”.
Machine Learning e il talento del pilota
Anche se la telemetria in diretta non è consentita nel MotoGP a differenza della F1, l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning hanno non solo fatto capolino ma stanno entrando gradualmente in questo mondo con l’obiettivo di migliorare (e rendere più sicure) le performance dei piloti. “L’ausilio delle nuove tecnologie – commenta Angeletti – non rende certo inutili le sessioni di prova in pista, ma magari può ottimizzare il lavoro che il pilota fa insieme al tecnico per scegliere la configurazione ottimale per un certo circuito di gara. Ma ciò che fa la differenza è il talento e, con l’avvento della sensoristica, la capacità del pilota di comprendere e analizzare i dati per migliorarsi”.
Il lavoro attuale dei tecnici è ancora fatto molto di studio di fenomeni fisici, di equazioni che portano a calcolare grandezze e a misurare variabili che, insieme al pilota, fanno la gara. “Qualcuno, più o meno polemicamente, afferma che la tecnologia ha tolto spettacolo – dice Sterlacchini – ma non sono d’accordo. Credo che lo spettacolo sia aumentato perché la tecnologia tutela le persone che salgono sulla moto, non le manda a sfidare la sorte. È impossibile azzerare il rischio per il pilota, ma avere la possibilità di arginarlo, dando a chi guida gli strumenti utili a farlo, significa avere un MotoGP migliore”.
L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale aiuterebbe soprattutto la comprensione di alcuni indici utili a controllare al meglio la moto. “Ci sono alcune informazioni – spiega sempre l’ingegnere – la cui tendenza non è facilmente decifrabile e prevedibile. Avere invece meccanismi di analisi delle tendenze statistiche nel tempo ci faciliterebbe il compito, e a questo sicuramente arriveremo in tempi non certo lunghi”.
Il pilota sarà sempre più simile a un giocatore di PlayStation?
“Chi guida farà sempre la differenza – conclude Massimo Angeletti – perché analisi di dati e sensori fanno poco, ma associati alla sensibilità del pilota danno spettacolo. Prendiamo Valentino Rossi: lui è l’esempio di campione che ha saputo affrontare la trasformazione tecnologica del MotoGP gestendo il cambiamento e restando competitivo. Anche questo è talento umano, ancora non replicabile dalle macchine”.
Sonia Montegiove