Secondo Gartner entro il 2019 il 90% delle aziende si doteranno di un Chief Digital Officer per ottenere un vantaggio competitivo sul mercato. In Italia, secondo una ricerca Microsoft-Ipsos Mori inoltre, il 66% delle PMI italiane già possiede competenze e strumenti per gestire le informazioni di business e un 50% prevede di continuare ad investire in data analytics. Le aziende, infatti, iniziano a comprendere l’enorme potenziale che un’adeguata analisi dei Big Data potrebbe fornire in termini di vantaggio competitivo e strumento utile alla evoluzione dei modelli di business.
Le aziende italiane che si fanno carico della gestione dei dati sono due volte più inclini ad avere aspettative positive sul miglioramento della propria situazione finanziaria nei prossimi 12 mesi. Il 46% delle aziende che già gestiscono i propri dati sono più ottimiste riguardo alle prospettive di crescita, rispetto a quelle aziende che non sono ancora invece in grado di aggregare e interpretare i dati.
Le aziende che si stanno dotando di competenze e tecnologie utili per estrapolare insight strategici dal patrimonio informativo aziendale sono quelle che traineranno la crescita economica del Paese, dal momento che secondo le stime dello studio sono quelle che più probabilmente lanceranno sul mercato nuovi prodotti o servizi (46% rispetto al 17%) o si indirizzeranno anche su mercati esteri (43% contro il 17%). Questo trend segue il quadro europeo di riferimento in cui le imprese più attente alla gestione del dato sono anche quelle più propense all’innovazione di prodotto (45% vs 27%) e all’internazionalizzazione (32% vs 18%).
Il valore dei dati in azienda
Le funzioni aziendali che utilizzano maggiormente i Big Data sono marketing e vendite, finanza e controllo, sistemi informativi, acquisti, produzione e supply chain. Il 26% delle organizzazioni si è dotata di un Chief Data Officer, il 30% ha previsto nel proprio organico figure di Data Scientist, anche se la responsabilità degli analytics in maggioranza resta al CIO o altro decisore IT.
Secondo la ricerca dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, solo nel 2015 i Big Data Analytics sono cresciuti del 34%, seguiti dal settore Business Intelligence (+11%). Ma le aziende per sfruttare appieno i dati e le analisi hanno bisogno di almeno tre capacità, secondo McKinsey: essere in grado di identificare, unire e gestire più fonti di dati; poter costruire modelli avanzati di analisi per la previsione e l’ottimizzazione dei risultati; saper creare una strategia chiara per sfruttare i dati, in modo che questi effettivamente portino a decisioni migliori.
Nuovi modelli di business, nuove professionalità
I modelli di business basati sui dati, negli ultimi anni, si stanno concentrando per lo più su come le aziende possono utilizzare la grande quantità di dati raccolti per ottenerne un vantaggio competitivo sul mercato. Le aziende raccolgono dati da una varietà di fonti e stanno imparando a raccontare storie con tali dati. Le società di analisi e i consulenti spingono le aziende ad affidarsi ai dati per guidare il processo decisionale e lasciare che le osservazioni e l’intuizione dei manager passi in secondo piano. Muoversi verso modelli di business basati sui dati corrisponde ad un sempre maggiore uso qualificato del dato; ma per definire le strategie di business c’è necessità di un cambiamento che sia prima di tutto culturale e solo successivamente strumentale. Questo processo di trasformazione digitale in azienda interessa non solo ogni ambito e settore industriale, produttivo e amministrativo, ma anche tutti i contesti organizzativi e gestionali all’interno di una stessa impresa.
Tale trasversalità rende necessario l’ingresso anche nelle aziende italiane del Chief Digital Officer, come rimarcato con forza dallo studio Gartner. Nonostante l’espansione continua della digitalizzazione ad ogni livello aziendale, tuttavia, non è immediato il consolidamento di questa professione che sembra al momento assumere un ruolo di transizione per estendere a tutta la forza lavoro le competenze digitali necessarie per affrontare i cambiamenti in atto. Molte aziende, ad esempio, hanno privilegiato la formazione dei propri dirigenti piuttosto che acquisire sul mercato la nuova professionalità del CDO, altre invece hanno preferito stimolare l’innovazione a tutto tondo introducendo il concetto di Digital Accelerator Team, ovvero unità operative in cui sono confluite diverse figure professionali interne all’azienda e permettendo loro di assumere le necessarie competenze digitali attraverso un training on the job.
Le criticità da superare per una migliore governance
Secondo la ricerca Techtarget Advancing data Governance and BI skills development, gli strumenti di Business Intelligence fai-da-te non sono più sufficienti per la gestione della complessità nel settore dei dati, poiché nuove funzionalità richieste da parte degli utenti e delle aziende aumentano continuamente e a ritmi frenetici, per cui gli strumenti non possono essere definitivi ma devono poter accogliere le esigenze plurime ed essere flessibili ed efficaci al tempo stesso. Sono arrivati infatti sul mercato nuovi tool che cercano di migliorare la comunicazione e le attività front-end.
Una delle criticità maggiori è rappresentata dalla mancanza di un vocabolario interno all’organizzazione e soprattutto comune per i vari reparti o settori che si occupano di un singolo aspetto inerente il dato. Le unità di business e quelle IT non parlano la stessa lingua e talvolta hanno anche una percezione diversa degli obiettivi e soprattutto dei processi di efficientamento, soprattutto quando non sono integrati e condivisi all’interno di una strategia condivisa. Strategia che deve tener conto dei differenti approcci e percorsi, l’uno top-down elaborato dal CEO o dai livelli manageriali, l’altro bottom-up implementato dalle iniziative strategiche del ramo IT, integrandoli.
Una moderna Business Intelligence dovrebbe poter sviluppare anche le competenze legate allo storytelling del valore del dato. Secondo il report ogni azienda dovrebbe poter implementare e sviluppare una sorta di trasformazione dei propri team attraverso 3 momenti principali:
- identificare le persone che hanno il potenziale e la voglia di apprendere nuove tecniche di Business Intelligence per sperimentare nuovi modelli
- sostenere e incoraggiare questo nuovo team e riconoscere la credibilità all’interno dell’azienda, in modo tale da generare l’inizio di un circolo virtuoso
- sviluppare e valorizzare anche le competenze legate alla leadership poiché se i dati hanno un valore strategico anche questo team deve poter essere in grado di delineare le strategie e le visioni aziendali per il futuro.
Emma Pietrafesa