PEOPLE | 19 Set 2017

Open Data e incendi: il progetto “Italia a fuoco”

Liberati i dati sugli incendi per evitare speculazioni. Intervista a Giuseppe Ragusa, attivista civico del progetto no-profit

L’Italia a fuoco (Italy on fire) degli  ultimi mesi è diventata anche un progetto no-profit ideato da Matteo Tempestini, Matteo Fortini e Andrea Borruso. Tale progetto intende “liberare” i dati sugli incendi verificatisi al fine di evitare speculazioni. La legge prevede infatti che “le zone boscate e i pascoli i cui soprassuoli siano stati percorsi dal fuoco, non possano avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni”, ma per applicarla è necessario che i Comuni aggiornino il catasto incendi per pubblicarlo nell’albo pretorio. C’è bisogno, insomma, di Open Data e di cittadini che facciano la loro parte e li chiedano. Cosa possibile da fare attraverso una sezione specifica di Italia a fuoco che consenta di costruire facilmente una richiesta di pubblicazione del dataset dei catasti delle terre bruciate del Comune di loro interesse.

Il contributo che stiamo dando – afferma Giuseppe Ragusa, tra i protagonisti del progetto – è quello di dare valore ai dati aperti sugli incendi appunto riutilizzandoli. Lo abbiamo fatto realizzando alcune mappe (con il prezioso e fondamentale contributo di Giovan Battista Vitrano) che, a nostro parere, possono in qualche modo dare una visione spazio-temporale utile alla pianificazione delle attività di prevenzione: la mappa delle news sugli incendi (i dati sono concessi dal progetto EFFIS) e la mappa degli incendi in Italia dal 2009 al maggio 2016 (fonte ex Corpo Forestale dello Stato).

Il FOIA italiano di recente attuazione è stato oggetto di polemiche da parte di alcuni. A vostro avviso va nella direzione di agevolare l’Open Data?

La recente modifica del D. Lgs 33/2013, con l’introduzione del diritto di accesso civico generalizzato (cosiddetto FOIA), con cui chiunque ha diritto di accedere ai dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, ulteriori rispetto a quelli oggetto di pubblicazione” ha segnato una modifica sostanziale nel panorama giuridico italiano.
È vero: altre modifiche al medesimo decreto hanno lasciato una scia di polemiche per i motivi più disparati. Utilizzare il diritto di accesso è un modo per verificarne la validità. E nell’ambito del progetto Italia a fuoco ci siamo trovati a poterne fare un uso che riteniamo davvero importantissimo. Abbiamo lanciato, infatti,  la campagna #FoiaeFiamme invitando tutti a formulare e a inviare ai Comuni di proprio interesse la richiesta del dataset dei catasti delle terre bruciate. E per farlo abbiamo integrato sulla pagina il servizio Foiapop, che permette di creare facilmente richieste di accesso civico. In questo modo le Pubbliche Amministrazioni vengono invitate a applicare l’art. 10 comma 2 della Legge 353/2000 chiedendo l’elenco, con relative perimetrazioni, dei soprassuoli già percorsi dal fuoco nell’ultimo quinquennio. Si tratta di un provvedimento molto incisivo quale deterrente alle possibili speculazioni post-incendio, visti i vincoli resi applicabili solo in caso di definizione e aggiornamento del catasto incendi.

Quale la risposta dei cittadini all’invito a chiedere l’apertura di dati?

La risposta è stata ed è assolutamente positiva. Sia da parte dei cittadini, sia da parte di alcune istituzioni. Per la campagna #FoiaeFiamme ad oggi risultano inviate richieste di accesso civico a circa 90 Comuni italiani. E circa 10 Comuni hanno già risposto positivamente pubblicando o inviando i dati. Se pensiamo che la campagna è in atto solo da poco più di due settimane direi che si tratta di un gran bel risultato. E siamo fiduciosi che tantissimi cittadini si attiveranno per questa buona causa.

Come evidenziare l’importanza degli Open Data?

Dando risalto a tutti quei progetti che li riutilizzano, creando nuovo valore sociale e possibilmente anche economico. Quale miglior biglietto da visita? Grazie alla spinta di diversi attivisti civici, comunità e associazioni si è fatto e si sta facendo molto. Credo che sia però necessario ancora un maggiore coinvolgimento della cittadinanza. Trovo fondamentale a questo fine investire tempo e risorse nel creare servizi abilitanti in cui l’utente non rivesta più un ruolo solo passivo e quasi consumistico ma riesca addirittura a creare.

Data Governance in PA: utopia?

Non è assolutamente un’utopia, ma un obiettivo raggiungibile. È necessario un grande sforzo da parte degli amministratori e dei funzionari verso una gestione che ponga al centro le esigenze del cittadino e non quelle dell’apparato burocratico.