Il 9 e 10 novembre Palermo ha ospitato il raduno della comunità OpenData Sicilia, momento in cui è stato presentato il progetto OpenARS, che ha visto l’apertura del patrimonio informativo dell’Assemblea Regionale Siciliana pubblicato in Linked Data, sfruttando le potenzialità del web semantico. Una due giorni di confronto con cittadini, giornalisti e professionisti sulla utilità dei dati aperti e sul loro possibile uso e riuso, anche finalizzato a comprendere meglio il territorio e il contesto in cui si vive.
Di Open Data e Linked Data non si parla quasi più. Dopo un periodo in cui molto si enfatizzavano, si è tornati quasi a ignorare la cosa a livello nazionale. Davide Taibi, ricercatore CNR e responsabile scientifico dell’evento OpenData Sicilia, spiega qual è la situazione attuale.
“L’interesse verso i dati aperti non si è mai completamente spento. Prendendo in considerazione gli sviluppi più recenti, nel 2016 la creazione del Team per la Trasformazione Digitale ha convogliato notevoli sforzi nell’attuazione di una vera e propria strategia di trasformazione digitale nella Pubblica Amministrazione su diverse direttive. Riguardo ai dati, in questi anni, il lavoro del Team ha supportato la definizione di standard per la pubblicazione dei dati, linee guida e piattaforme che facilitano il processo di gestione dei dati. L’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), negli ultimi mesi del 2016, ha pubblicato una versione aggiornata delle Linee Guida Nazionali per la Valorizzazione del patrimonio informativo pubblico, in cui sono contenute raccomandazioni su aspetti organizzativi, metadati, licenze, nonché altre indicazioni utili per rendere più efficiente il processo di pubblicazione del dato da parte delle Pubbliche Amministrazioni. Tale linee guida sono state costantemente aggiornate nel corso del 2017. Il 2017 è anche l’anno del Piano Triennale 2017-2019 per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, in cui vengono gettate le basi per la definizione della strategia da adottare per la valorizzazione dei dati pubblici. Tutte queste azioni confermano un interesse costante verso il tema dei dati aperti, che ha determinato come principali progressi l’individuazione di dati di interesse nazionale, la definizione di modelli condivisi per i dati, e la realizzazione di una piattaforma integrata per la gestione dei dati chiamata Data & Analytics Framework. Bisogna comunque ammettere che si tratta di un processo in evoluzione, che richiede la collaborazione delle Pubbliche Amministrazioni, non sempre pronte ad accogliere i cambiamenti, per una sua efficace attuazione”.
L’Osservatorio PoliMI sull’Open Government di recente ha pubblicato i dati riferiti alle PA che aprono dati, mettendo in evidenza quanto queste siano ancora poco numerose e quanto i dati messi a disposizione siano di scarsa utilità. È davvero così?
“Il lavoro dell’Osservatorio del Politecnico di Milano è molto interessante perché fornisce una panoramica sull’utilizzo dei dati aperti nel territorio nazionale. Relativamente ai comuni italiani che possiedono un patrimonio informativo pubblico rilevante in diversi settori, lo stesso Osservatorio sottolinea che una percentuale molto alta (più dell’85%) dei Comuni con una popolazione superiore ai 50.000 abitanti pubblica dati aperti. Questo è un dato rilevante in quanto proprio i Comuni di grandi dimensioni sono quelli che detengono una mole maggiore di dati da pubblicare, a beneficio di una utenza molto ampia. Inoltre tali Comuni sono in genere dotati di infrastrutture tecnologiche che consentono di gestire in maniera autonoma la pubblicazione e la gestione dei dati, una possibilità che spesso i Comuni più piccoli non hanno.
Discorso a parte va fatto per quanto riguarda l’utilità dei dati prodotti, problematica strettamente legata alla loro qualità. Occorre ammettere che, escludendo alcuni casi esemplari, in generale le Pubbliche Amministrazioni fanno fatica a mettere in atto processi efficienti di creazione e pubblicazione dei dati. Molto spesso la catena di produzione non viene gestita in modo automatico. Di conseguenza i dati prodotti, richiedendo un intervento manuale da parte degli operatori, non vengono aggiornati con frequenza costante: questo riduce notevolmente il loro valore economico e li rende poco usabili per applicazioni reali orientate agli utenti. Un’altra criticità è insita nell’adozione di diversi modelli per la pubblicazione delle stesse tipologie di dati: ciò rende i dati pubblicati da diverse Pubbliche Amministrazioni a volte difficilmente confrontabili tra loro. I progressi fatti negli ultimi anni sulle piattaforme di gestione dei dati, nella definizione di vocabolari controllati e modelli di dati condivisi che mirano a garantire una maggiore interoperabilità, fanno ben sperare per un miglioramento dei dati prodotti dalle Pubbliche Amministrazioni in termini quantitativi e qualitativi”.
Quali sono i dati più interessanti da pubblicare?
“La risposta breve a questa domanda è: Tutti i dati sono interessanti. La disponibilità dei dati, in qualunque settore, favorisce la nascita di nuove opportunità per la creazione di servizi e lo sviluppo di nuove imprese e start-up. Possiamo però affermare che mentre alcuni anni fa l’attenzione era maggiormente focalizzata sull’identificare quali dataset fossero di maggiore interesse, cercando a volte di stabilire anche una priorità sulle tipologie di dataset da pubblicare, a oggi esistono diversi documenti che identificano i dati più rilevanti posseduti dalle Pubbliche Amministrazioni e la cui pubblicazione in formato aperto è fortemente consigliata.
Di fatto, un ampio elenco di dataset particolarmente rilevanti è stato prodotto nell’ambito dell’iniziativa Open Government Partnership. Un sottoinsieme di tale elenco è stato incluso nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2017-2019 come paniere dinamico dei dataset la cui pubblicazione verrà monitorata nel tempo. Un ulteriore sottoinsieme è stato proposto come elenco di basi di dati chiave da rendere disponibili come Open Data a livello nazionale. Quest’ultimo documento indica come dati più interessanti quelli che ricadono nei settori trasporti e mobilità, istruzione, cultura, sport e turismo, economia e finanze, sistema giuridico e sicurezza pubblica, regioni e città. Anche le imprese, in una recente ricerca condotta dalla Fondazione Bruno Kessler nell’ambito dell’iniziativa Open Data 200 hanno evidenziato come i dati geografici e i dati legati al turismo siano da ritenersi tra quelli più interessanti per creare nuove opportunità di sviluppo. A seguito di queste iniziative e di questi studi, oggi si ha un’idea chiara su quali siano i dati rilevanti che le Pubbliche Amministrazioni devono rendere disponibili in un formato aperto: adesso però si rende necessario spostare maggiormente l’attenzione verso la qualità dei dati, affinché diventino davvero un’opportunità concreta di crescita culturale ed economica”.
La vostra comunità Open Data Sicilia è molto attiva. Quale a vostro avviso l’iniziativa più utile al cittadino realizzata nella vostra regione?
“La pubblicazione dei dati in un formato aperto, secondo licenze che ne consentono il riuso, ha reso possibile la realizzazione di diversi servizi utili al cittadino. La comunità OpenData Sicilia nel corso degli anni ha promosso numerose iniziative e progetti basati su dati aperti e rivolti ai cittadini. Tra quelli più rilevanti, particolare menzione merita FOIAPop, una iniziativa vincitrice del premio OpenGov Champion 2018, organizzato e promosso dal Dipartimento della Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con l’Open Government Forum. FOIAPop ha l’obiettivo di semplificare il processo di accesso civico ai documenti e ai dati prodotti dalla Pubblica Amministrazione, aiutando il cittadino a creare passo passo una richiesta di accesso semplice o generalizzato.
Non meno importante è il progetto AlboPOP, che si pone l’obiettivo di rendere accessibili al cittadino in tempo reale le informazioni su avvisi pubblici, bandi di concorso, ordinanze del sindaco, e altre informazioni pubblicate sull’albo pretorio dei Comuni, permettendo di vivere il proprio territorio in modo consapevole e attivo. Allo stato attuale AlboPOP viene utilizzato per accedere all’albo pretorio di più di 100 Comuni sparsi su tutto il territorio nazionale.
Un altro progetto molto interessante, recentemente realizzato da membri della comunità OpenData Sicilia è OpenARS, che ha l’obiettivo di pubblicare i dati relativi alle attività parlamentari dell’Assemblea Regionale Siciliana secondo i principi del Linked Data, abilitando nuove opportunità di ricerca delle informazioni, di elaborazione e interconnessione dei dati. Benché il progetto si trovi in una fase iniziale, fornisce già gli strumenti necessari per avvicinare i cittadini alle attività del parlamento siciliano, stimolando così una maggiore partecipazione civica. Infine vorrei citare il progetto PalermoHub che raccoglie quasi 100 mappe tematiche realizzate e rielaborate da liberi cittadini, basate su dati aperti e dati pubblici messi a disposizione non solo dal Comune di Palermo ma anche da istituzioni regionali e nazionali. La disponibilità di mappe relative a diversi ambiti tematici permette ai cittadini di vivere il proprio territorio con maggiore consapevolezza”.
Quale futuro per i dati aperti?
“La nostra esperienza ci porta ad affermare che allo stato attuale esistono criticità nella pubblicazione dei dati aperti, e ancora parecchio lavoro deve essere intrapreso affinché si diffonda nella Pubblica Amministrazione la cultura del dato aperto e si mettano in atto processi in grado di automatizzare la produzione e la pubblicazione del dato. Allo stesso tempo, però, notiamo una costante evoluzione, a volte meno rapida di quanto vorremmo, verso una maggiore attenzione alla qualità dei dati pubblicati, all’utilizzo di metadati standardizzati per la descrizione dei dati pubblicati, e, dal punto di vista organizzativo, alla definizione di figure specifiche all’interno delle Pubbliche Amministrazioni che hanno il compito di occuparsi dell’apertura dei dati, di recepire normative, linee guida e strumenti che vengono adottati a livello nazionale, favorendo una maggiore diffusione della cultura del dato come risorsa pubblica”.