“Solo il 2% della superficie agricola italiana utilizza robot e sensori per la Precision Farming”.
A sostenerlo è stato qualche mese fa il Presidente di Coldiretti Puglia, confermando come in Italia la pratica dell’agricoltura di precisione sia diffusa a macchia di leopardo, con Regioni che la mettono in pratica in meno dell’1% dei terreni, fino a un massimo di un 4-5%. Tali percentuali, però, sono destinate ad aumentare, visto che, secondo le Linee Guida per lo sviluppo dell’Agricoltura di Precisione in Italia del Ministero dell’Agricoltura, dovrebbero raggiungere un 10% nel 2021 e che in Cina, Israele e USA la sua diffusione oscilla tra il 40 e il 70%. Un rapido aumento negli ultimi tempi si è registrato in Brasile, Argentina, India e Malesia, anche se si stima che sarà la Cina il maggiore utilizzatore mondiale di Precision Farming in un futuro molto vicino.
Eppure la sfida che l’agricoltura deve raccogliere è importante visto che, a fronte di una popolazione che nel 2050 conterà 9 miliardi di persone, le produzioni dovranno incrementarsi del 70%.
Perché l’agricoltura di precisione?
Precision Farming è sinonimo di “dove serve, quando serve”, ovvero “un sistema che fornisce gli strumenti per fare la cosa giusta, nel posto giusto, al momento giusto” e che consente di aumentare la produttività agricola, garantendo sostenibilità ambientale. Il tutto partendo dalla raccolta dei dati attraverso sensoristica, dalla loro elaborazione e interpretazione per arrivare all’individuazione della scelta migliore per sostenibilità, scelte agronomiche ed economico-gestionali. L’innovazione dovrebbe supportare pertanto la gestione delle risorse (fertilizzanti e nutrienti, sementi, prodotti fitosanitari, carburanti, acqua, suolo, ecc.) per mezzo del controllo delle macchine che le gestiscono, garantendo la tracciabilità dei processi e delle materie prime.
Quali i limiti dell’agricoltura di precisione?
Secondo Francesco Tei, Direttore Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia, gli strumenti digitali disponibili, per le condizioni agricole italiane, mostrano limiti di applicabilità riferibili in particolare ai costi troppo elevanti e alla non integrabilità con altri strumenti. “Il loro uso – ha sottolineato Tei durante un recente convegno su Precision Farming organizzato presso l’Istituto Agrario Ciuffelli di Todi – prevede l’uso di informazioni remote o prossimali, esecuzione di scouting in pieno campo, elaborazione di dati di variabilità spaziale e un insieme di operazioni complesse per l’agricoltore che richiedono troppe competenze esterne all’azienda agraria”. Tutti limiti che dovrebbero essere superati in tempi brevi grazie a ricerca e sperimentazione, sempre più orientate verso lo sviluppo di tecnologie affidabili e di facile uso per l’agricoltore.
Quali gli ambiti di applicazione?
La Precision Farming ha trovato applicazione in fase iniziale soprattutto nei sistemi colturali erbacei, in particolare quelli basati su colture cerealicole, su appezzamenti di dimensioni medio-grandi, spesso con scarsa efficienza della gestione agronomica uniforme nello spazio e nel tempo. Altre applicazioni si rilevano nei sistemi colturali arborei, in viticoltura, selvicoltura e zootecnica.
Sviluppi futuri
“L’agricoltura di precisione – afferma Angelo Frascarelli, docente dell’Università degli Studi di Perugia – non è un accessorio per abbellire la macchina agricola, ma uno strumento per aumentare la redditività.
In una situazione di profonda mutazione dell’attività agricola, l’agricoltore e il contoterzista devono partecipare attivamente al processo di innovazione: proporre nuovi servizi alle aziende per aumentare la redditività della propria attività, sfruttare l’elevata turnazione delle attrezzature per mantenersi aggiornato sulle ultime tecnologie, specializzarsi su determinate tecniche e sui servizi da offrire a soggetti terzi”.
Il futuro dell’agricoltura che si sa innovare dovrebbe essere fatto di migliori decisioni imprenditoriali e capacità di intervento nelle coltivazioni. Tutto grazie all’ingresso di nuove attrezzature in grado di dialogare in maniera avanzata con il trattore e gestire i parametri di lavoro in funzione delle esigenze dell’attrezzo, ottimizzando tempi e consumi; all’uso di droni che contribuiscono alla raccolta e monitoraggio dei dati colturali e ambientali geolocalizzati; all’introduzione dell’Intelligenza Artificiale.
“La produzione agricola – afferma Andrea Cruciani, esperto GIS e Precision Farming, CEO della startup Agricolus – è il risultato di sinergie tra elementi fisici e biologici e tali interazioni sono caratterizzate da mutamenti repentini che dobbiamo osservare e analizzare nel tempo. A causa dei cambiamenti climatici e delle variabili che intervengono nel sistema, il mantenimento delle condizioni ottimali è sempre più difficile ed eventuali errori nella gestione colturale possono determinare la diminuzione della resa, con gravi danni alla sostenibilità economica dell’azienda. Oggi però esistono strumenti efficaci in grado di leggere i mutamenti e mezzi sempre più precisi e puntuali per ottimizzare il lavoro e il consumo delle risorse. Tra gli strumenti: le immagini satellitari, i modelli previsionali e i sistemi di supporto alle decisioni (DSS) sono in grado di aiutare tecnici e agricoltori nell’analisi delle decisioni da prendere per intervenire nel momento e nel luogo più appropriato. L’utilizzo di queste tecnologie permette di ridurre i costi di gestione della coltura, incrementare la qualità dei prodotti, salvaguardare l’agroecosistema, determinare le quantità di input necessari alla coltura per la somministrazione di acqua, concimi e fertilizzanti e ottimizzare le operazioni da compiere“.