La robotica è il suo mestiere, il laboratorio di ricerca e sviluppo di Engineering il suo “regno”. Philip Wright, ingegnere meccanico, lavora nel settore della ricerca da sei anni, occupandosi di macchine e degli algoritmi che le gestiscono.
“L’obiettivo di chi lavora con i robot – chiarisce fin da subito Philip – non è tanto immaginare una figura che possa sostituire l’uomo, ma che sia in grado di affiancarlo, aiutarlo nello svolgere mansioni ripetitive, pesanti, che non richiedono abilità particolari”. È il caso del robot umanoide Pepper, al quale Engineering e il gruppo di ricerca di cui fa parte Philip stanno lavorando da oltre un anno e che potrà supportare l’uomo nella cura delle persone anziane. “Il progetto è iniziato con l’integrazione di un deambulatore motorizzato, già ideato e realizzato da Engineering, con il robot Pepper. Questi, insieme ad altri sensori utili per monitorare lo stato di salute del paziente, hanno l’obiettivo di ritardare l’ospedalizzazione delle persone anziane, con tutti i benefici che ne conseguono per i pazienti, le loro famiglie ma anche per la collettività. Pepper non potrà sostituirsi alle persone che fanno assistenza, ma potrà aiutare l’anziano, per esempio, a svolgere degli esercizi quotidiani utili alla riabilitazione, o potrà interagire con lui ricordandogli di fare alcune attività. Molto stiamo lavorando al miglioramento dell’interazione umana, visto che Pepper dovrà stimolare le persone e conquistare la loro fiducia. Una cosa difficile, ma non certo impossibile”.
Il progetto, che nel 2020 inizierà la sua fase di test con un gruppo di pazienti, è tra quelli a cui Philip tiene di più, visto che ci ha lavorato fin dalla prima fase di ideazione. “Con Pepper ho avuto la possibilità di sfruttare al meglio le mie competenze meccatroniche in un team di progetto dove sono presenti esperti di biomedicina, psicologia cognitiva e sociale e, ovviamente, di informatica”.
Come è possibile insegnare a un umanoide l’interazione con l’uomo?
“L’interazione uomo-macchina è uno degli aspetti che stiamo studiando in questo momento in laboratorio. Il nostro obiettivo è di rendere il colloquio tra Pepper e il paziente il più possibile completo, semplice, ma efficace. Molte tecnologie offerte oggi rendono ciò sempre più possibile, ma creare un unico sistema efficace e robusto, che abbia il linguaggio e comprensione umana non è ancora possibile. Ciò sul quale si può iniziare a lavorare è il contesto, in modo da poter limitare l’interazione e poterla sempre reindirizzare verso ciò che conosciamo, riportando il discorso a domande note e far sì che il robot abbia sempre, o per quanto più possibile, comprensione di ciò che si sta dicendo. Oltre alla comprensione e al dialogo, un altro aspetto di interesse è che Pepper può intraprendere di sua iniziativa un’azione, quale ad esempio iniziare per primo un dialogo. Ad esempio, se individua una circostanza di silenzio, dopo un po’ di tempo può essere lui per primo ad interagire facendo una domanda. Ciò può essere di grande aiuto, per esempio, in ambito sanitario per stimolare i pazienti: può aiutarli a migliorare la memoria, specialmente a coloro che con gli anni iniziano a perderla, o alle persone con particolari disturbi che richiedono esercizi di dizione o cognitivi periodici. Una macchina è sicuramente in grado di essere metodica negli aggiornamenti, se in più è in grado di stimolare, con il giusto approccio, può essere un strumento fondamentale. Un sistema come questo, può avere diversi applicazioni in molti altri scenari, e può essere un utile strumento per la nostra vita quotidiana”.
Quanto siamo lontani da interazioni persona-macchina che possano sostituire quelle tra persone?
“Non siamo troppo lontani se ci immaginiamo un affiancamento dell’uomo e non la sua sostituzione. L’interazione è molto migliorata; il progresso della tecnologia supporta le soluzioni che stiamo mettendo in campo, anche a livello di comprensione del linguaggio naturale umano. Abbiamo a disposizione diverso lavoro riutilizzabile, per cui partiamo sempre da qualcosa di realizzato da altri ma migliorabile. Poi, nella ricerca, qualunque cosa nuova si vada a ideare e realizzare è utile al lavoro di altri e questa è una bella leva motivazionale”.
Come si svolge la giornata tipo di un Robotics Researcher?
“Le giornate non sono mai tutte uguali, e questo è uno degli aspetti positivi del lavoro. Diciamo che le attività di base che si fanno sono progettazione, sviluppo di software e test, ma molto del tempo viene dedicato anche a call di allineamento e coordinamento con i partner di progetto, e alla documentazione di ciò che si fa”.
Qual è l’aspetto più sfidante di questo lavoro?
“Una delle cose che mi piace di più è cercare i limiti delle tecnologie e mettermi alla prova nel superarli. Una cosa molto stimolante, ma nella quale è facile perdersi. Occorre, infatti, tenere sempre presente che il tempo della ricerca nei progetti è limitato e con questo bisogna fare i conti. Un altro aspetto faticoso è quello riferito alla necessità di coordinarsi con altri ricercatori dei partner, mantenere gli equilibri e gestire le relazioni che sono quasi sempre in inglese, una lingua non nostra. La cosa positiva è che gli ambienti di ricerca sono spesso dinamici, giovani e noi italiani, nonostante qualche stereotipo che ci portiamo dietro, siamo percepiti dai colleghi europei come versatili, creativi e dinamici. Poi, a volte, in questo saper essere flessibili, ci perdiamo un po’, ma troviamo sempre qualche membro del team che ci riporta sulla giusta strada”.
Quale il percorso di studi migliore per questa professione?
“Direi che una laurea è indispensabile, e se in ingegneria o in informatica, per la mia esperienza, è preferibile. Oltre a questa, come in tutte le professioni legati all’IT, è necessario essere disponibili a non smettere mai di studiare, leggere, imparare da altri”.
Consigli su libri, newsletter, blog da seguire?
“Per i libri, suggerirei Vita 3.0. Essere umani nell’era dell’intelligenza artificiale di Max Tegmark, mentre per le newsletter da seguire direi quella di Cordis Europa, utile a seguire nuovi progetti di ricerca, e quella di Robohub che presenta tutte le novità in tema di robotica. Altri strumenti utili sono poi wiki.ros.org, una community di robotica, e www.ieee.org“.