PEOPLE | 9 Apr 2019

Professione Social Media Manager: storia di Elena Marchisa

Emozionare attraverso la scrittura e saper analizzare i dati per ottimizzare i contenuti dei social. Ecco la carta d'identità della professione Social Media Manager

Io sono una Social Media Manager. Un lavoro che, a differenza di molte altre nuove professioni, è conosciuto, anche se presenta diversi miti da sfatare”. Elena Marchisa, impiegata da quattro anni nei Knowage Labs di Engineering, si occupa da sette di social media. “Quando ho iniziato a lavorare nel settore comunicazione di una media azienda manifatturiera – racconta Elena – il mio datore di lavoro comprese la mia propensione, forse naturale, per i social e me ne affidò la gestione. Da allora possiamo dire che non ho più smesso”.

Una laurea in scienze strategiche e politiche organizzative e un master in Social Media Management, Elena tiene a precisare che il lavoro non è certo banale. “In tanti credono che questa sia una professione alla quale chiunque può accedere, a prescindere dalle conoscenze che ha, ma non è proprio così. Occorre non solo avere padronanza di linguaggio e delle diverse piattaforme social, ma è sempre più necessario saper effettuare analisi di dati quali ad esempio sentiment analysis, trending topics e brand reputation, per avere una conoscenza qualitativa e quantitativa del proprio pubblico e sviluppare contenuti sempre più performanti”.

Anche i Social Media Manager dipendono dai dati quindi?

“Nella gestione dei social è fondamentale raccogliere e analizzare i dati, anche interfacciandosi con il team di sviluppo interno che può predisporre servizi specifici per questo. Il mio percorso di studi, di interfacoltà a metà tra umanistico e scientifico, mi ha aiutata a gestire al meglio l’attività di analisi. Gli esami di statistica, matematica e informatica hanno affiancato e sostenuto la mia parte più creativa: entrambe queste parti sono utili per realizzare contenuti accattivanti. Il Social Media Manager, per intenderci, non è uno che sta sempre con lo smartphone in mano, ma è piuttosto un mix tra un analista in grado di trarre il massimo dalle piattaforme che usa e un copywriter capace di scrivere per avvicinare gli utenti, trasmettendo emozioni e passione”.

Cosa mettiamo nella cassetta degli attrezzi di questo professionista?

“Sicuramente le piattaforme social (tutte quelle che servono); poi servizi di automazione e programmazione, quali per esempio Buffer o Hootsuite; software di impaginazione grafica dei contenuti e programmi di video editing. Per finire, strumenti professionali quali per esempio Knowage che, a differenza degli insight offerti dai vari social network, permettono una lettura molto più approfondita di quello che sta succedendo”.

Qual è la giornata tipo di una persona che gestisce i social di un’azienda?

“Sotto certi aspetti si tratta di un lavoro h24, perché anche quando non si lavora, un’occhiata alle notifiche che arrivano sullo smartphone si è portati a darla, quanto meno per vedere se c’è qualche reazione a un contenuto pubblicato che deve essere gestita. Però, in realtà, si ha un orario definito esattamente come in altre professioni. Nel corso della giornata oltre alla preparazione dei contenuti da pubblicare e alla loro programmazione, c’è sempre un momento di confronto con il management, utile a definire le strategie e le priorità. Negli ultimi anni, infatti, si è superato il concetto di piano di comunicazione perché si deve essere molto più flessibili e pronti a cambiare la rotta anche sulla base di nuove necessità e avvenimenti. La prima cosa che faccio al mattino è rispondere a eventuali commenti o domande della community che deve essere curata con costanza”.

Quali i rapporti con la struttura aziendale?

“La figura del Social Media Manager credo sia centrale, quasi come un pivot, perché non solo ci si deve rapportare con tutti, ma in qualche modo si favorisce anche quella interazione tra settori aziendali diversi necessaria a definire una strategia di comunicazione unitaria”.

Quali le sfide per chi si vuole avvicinare a questa professione?

“Occorre essere versatili e in grado di svolgere attività differenti, soprattutto se si è soli a gestire i social media e non in grandi team. Non devono mancare studio e aggiornamento, visto che non c’è dottrina o tradizione di riferimento. Il lavoro è in continuo divenire e si deve essere preparati a seguirlo”.

Un libro da leggere e qualche esperto da seguire?

“Uno dei libri più belli letti di recente è quello di Piero Angela, Il mio lungo viaggio, perché dà un sincero spaccato del mondo della comunicazione e delle divulgazione in Italia, scritto da un uomo in grado di presentare argomenti complessi in modo accessibile per chiunque. Un’altra lettura interessante è Growth hacking. Fai crescere la tua impresa online di Federico Simonetti e Luca Barboni, che spiega come il nuovo marketing sia sempre più data-driven. Sul tema dei social ci sono molte valide figure da seguire, ma tra queste citerei Riccardo Scandellari tra gli italiani, e Neil Patel tra i personaggi internazionali”.