PEOPLE | 22 Set 2016

Una Data-Driven Governance per la PA? Intervista a Paolo Barberis

Barberis è Consigliere per l’innovazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi

Si chiama asimmetria informativa ed è quella condizione per cui un’informazione non viene condivisa integralmente fra gli individui che fanno parte di un determinato processo. Il che vuol dire che una parte degli agenti interessati ha maggiori informazioni rispetto al resto dei partecipanti e può trarre un vantaggio da questa configurazione.

Cosa c’entrano le asimmetrie informative con la Data-Driven Governance, ovvero con quell’insieme di strategie che vedono nel dato digitale lo strumento su cui orientare azioni amministrative e di governo?

barberisC’entrano eccome, se non altro perché richiamano da vicino una situazione di “squilibrio” che, se applicata alla Pubblica Amministrazione in ottica di governance può creare situazioni rischiose. Abbiamo affrontato l’argomento con Paolo Barberis, Consigliere per l’innovazione del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Partiamo dal presupposto che uno dei vantaggi principali del digitale è quello di poter avere il polso delle situazioni, oggi, con sistemi di reportistica e KPI in grado di fotografare lo stato di salute delle cose, in modo puntuale e giornaliero. I dati sono centrali in questo scenario in cui tutti gli attori, che siano imprese o PA, possono e devono poter contare sull’accesso e la consultazione di dati per prendere decisioni.

È chiaro che non c’è cosa peggiore di quella che veda i dati in mano a pochi depositari mentre gli altri attori dei vari ecosistemi sono destinati alla “ignoranza”.

Eppure è proprio dietro presunte “ignoranze” che si cela il motivo vero per cui a tendere l’asimmetria informativa dovrà essere battuta necessariamente arrivando a quella trasparenza che riduce il margine di esistenza di alibi che troppo spesso, negli anni, sono stati evocati dagli amministratori a giustificare svariate inefficienze:

la situazione in Italia vede le amministrazioni locali spesso celarsi dietro il non avere dati o informazioni aggiornate per giustificare talune inefficienze: non avevamo quel dato aggiornato, non avevo evidenza su quelle informazioni, sono le risposte più frequenti.

Una governance data driven, orientata ad usare il dato come strumento per leggere al meglio i dati disponibili, potrebbe agevolmente cambiare questa cattiva abitudine.

È chiaro che non si tratta di uno scenario agevole né di immediata realizzazione per l’Amministrazione italiana.

Mentre per le aziende è naturale e quasi necessario porsi in ottica data driven per rispondere alla sfida della competitività, per il Governo è una cosa più complessa perché i fattori in gioco chiamano in causa domini differenti. Le iniziative sui dati aperti e orientati alla maggiore trasparenza ci sono: ad esempio Open cantieri una iniziativa che insieme alle altre ci dà visibilità su molte cose che il Paese sta facendo.

Uno scenario articolato cui si somma un’altra complessità di natura tecnica:

gli analytics sono complessi da interpretare tanto che serve puntare su competenze adeguate. È una disciplina che sta crescendo e dovrà farlo sempre di più se non altro perché dagli analytics fino ai Big Data, che ragionano sulle correlazioni tra grandi volumi di dati, c’è il futuro. È questa la parte che può e deve, a mio parere, essere sviluppata in chiave di governance.

Anche di governance centrale. Italia Login, ad esempio, che vuole essere lo strumento che facilita il dialogo e lo scambio tra cittadini e PA, potrebbe diventare un vero e proprio cruscotto di gestione dei dati inerenti i cittadini, basandosi sui dati disponibili e fornendo supporto alle scelte del Governo.

Sicuramente in futuro potremo immaginare di non dover aspettare relazioni semestrali o annuali per avere il polso della situazione grazie a logiche data driven in tempo reale. Direi che in quel momento sarà da decidere quali sono però i dati che devono vedere i singoli soggetti decisori. E’ chiaro che questa parte ha bisogno di data scientist che possano identificare i dati e le correlazioni più significative.

Quel che è certo, conclude Barberis, è che la Data-Driven Governance è il futuro delle Amministrazioni e l’evidenza del dato sarà lo strumento non solo con cui combattere i mali endemici della macchina amministrativa italiana, come gli sprechi, ma anche per favorire la cultura del dato.

I dati saranno, in sostanza, strumenti per arrivare a quella “simmetria informativa” che metterà tutti gli attori del sistema Italia (PA, imprese, cittadini) nelle condizioni di prendere le migliori decisioni basandosi su dati misurati e misurabili.

L’asimmetria si combatte con la cultura: ad oggi l’importanza delle logiche data driven sono ancora appannaggio di pochi ma all’aumentare della cultura digitale nel complesso e quella sul dato, nello specifico, la situazione non potrà che migliorare.

Mariangela Parenti