TECH | 7 Feb 2020

Uomo-Macchina, un rapporto che cambia

Come Intelligenza Artificiale, Blockchain, Realtà Aumentata, Virtuale e Mista cambieranno il rapporto tra uomo e macchina?

Il prossimo decennio sarà caratterizzato da un completo cambio di paradigma nell’interazione tra uomo e macchina e questo avverrà su due direttrici parallele e complementari: l’utilizzo della voce e l’adozione massiva della Extended Reality.

Quello che oggi facciamo un po’ timidamente, e talvolta sentendoci un po’ stupidi, con gli assistenti vocali come Siri e Alexa, diverrà la modalità standard, e talvolta unica, con cui ci relazioneremo con i fornitori dei servizi di cui avremo bisogno, non soltanto quindi la domotica di base, ma un’interazione vera e completa verso sistemi esterni eterogenei e fornitori di servizi di qualunque tipo. Passeremo quindi dall’attuale “Alexa, accendi la luce della cucina” ad un ben più interessante “Hey Siri, chiama l’idraulico e mettiti d’accordo per un appuntamento una mattina della settimana prossima, ma soltanto in un giorno in cui piove perché se fa bello voglio andare a correre al parco”, oppure da un banale “Ok Google, che tempo farà domani?” ad un più utile “Alexa, prenota la sala e organizza la videoconferenza per la riunione di lunedì mattina, manda invito e agenda a tutti e fai arrivare il coffee break alle 10:30. Ricorda anche i cornetti senza glutine e il caffè decaffeinato. Il costo della sala va sul centro di costo di Concetta”.

Il livello di interazione diverrà in breve tempo paragonabile a quello che abbiamo tra esseri umani, perché al miglioramento della componente di riconoscimento del linguaggio naturale si aggiungerà la migliore comprensione del contesto e soprattutto la necessità di trasformare frasi complesse in sequenze operative di comandi da mettere nel giusto ordine e da indirizzare verso i fornitori di servizi esterni che saranno parte dell’ecosistema.

Chi fornisce servizi dovrà quindi occuparsi anche di renderli interoperabili e integrati all’interno di quell’ecosistema, in modo che possano essere utilizzati non più soltanto dall’azione diretta dell’uomo, ma anche e soprattutto in modalità “machine to machine”, cioè direttamente da altre macchine che in modalità totalmente automatica si relazioneranno con essi.

Dalla realtà alla Extended Reality

La seconda direttrice sarà invece abilitata da una nuova generazione di dispositivi di cui abbiamo già visto in passato alcuni prototipi e di cui iniziamo oggi a vedere i primi esemplari, un po’ limitati per motivi tecnologici e un po’ per la mancanza di un vero e proprio ecosistema di contenuti e servizi: si tratta degli smart glasses, occhiali intelligenti in grado di migliorare la nostra interazione con la realtà. In effetti non sono dispositivi nuovi, in passato abbiamo già visto i Google Glass e oggi esistono sul mercato anche versioni più recenti, come quelle di Bosh e di Epson. Tuttavia i dispositivi che troviamo oggi in commercio non saranno i veri attori del cambiamento, c’è bisogno di un sensibile salto di qualità dal punto di vista tecnologico, di infrastruttura, di ecosistema, di modello di business e di disponibilità di applicazioni e servizi.

Saranno dispositivi in grado di farci vivere a pieno quella che viene chiamata Extended Reality, l’unione di diversi paradigmi di interazione con la realtà:

  • Realtà Virtuale e parzialmente immersiva: le lenti diverranno a tutti gli effetti schermi non trasparenti su cui poter visualizzare contenuti video, esperienze tipiche di realtà virtuale, videogames, ma anche nuove modalità di formazione, turismo virtuale ed esperienze di tipo nuovo ad oggi ancora da individuare.
  • Realtà Aumentata: le lenti diverranno trasparenti ed aggiungeranno nuovi strati informativi e contenutistici direttamente sovrapposti alla visione tradizionale, questo consentirà di poter guidare con le istruzioni del navigatore direttamente nel campo visivo, di accedere automaticamente ad informazioni su un luogo che si sta visitando, un’opera d’arte che si sta guardando in un museo o una persona con cui si sta parlando. Quando una persona apparentemente sconosciuta ci fermerà per strada e ci saluterà, saremo in grado di sapere chi è, se la conosciamo, che tipo di relazione abbiamo con lei e in quale occasione l’abbiamo conosciuta. Guardando un monumento in una città potremo avere informazioni storiche, turistiche o di altra natura, siano esse gratuite o a pagamento, per il semplice fatto di avere di fronte agli occhi uno schermo in grado di sovrapporre alla realtà uno strato di dati digitali.
  • Realtà Mista: un’evoluzione della realtà aumentata, nella quale siamo in grado non soltanto di accedere a strati informativi sovrapposti alla visione tradizionale della realtà fisica, ma anche di interagire direttamente con essi tramite la voce oppure tramite apposite gestures. In occasione di una visita ad un museo potremo per esempio acquistare il biglietto di ingresso, effettuare il pagamento, accedere alla mappa del sito museale, selezionare il percorso che vogliamo seguire ed utilizzare una completa guida smart alle opere. Mentre facciamo la spesa potremo avere in evidenza la lista della spesa, depennare automaticamente prodotti per il solo fatto di aver scansito, sempre con gli occhiali, il loro codice a barre ed effettuare il pagamento direttamente dagli occhiali, senza nemmeno fermarci alla cassa.

Anche in questo caso ci sarà molto lavoro da fare per i fornitori di applicazioni che si troveranno un canale completamente nuovo su cui erogare i propri contenuti e servizi e, vista l’immediatezza di interazione che daranno questi dispositivi è pensabile che questo canale possa, in tempi non troppo remoti, diventare prioritario. Si potrebbe passare quindi dal “mobile first” al “glasses first”.

La disponibilità di queste nuove tecnologie introdurrà naturalmente nuovi livelli di complessità nella gestione della privacy e nella necessaria consapevolezza che dovremo porre nella gestione dei nostri dati e nella loro cessione a terzi. Il fatto di avere una telecamera e un microfono sempre accesi potrebbe portare qualche iniziale difficoltà di relazione con i nostri interlocutori, ma sarà soltanto questione di tempo e tutti si abitueranno, esattamente come ci siamo abituati a vedere persone per strada che apparentemente parlano da sole, ma in realtà stanno usando auricolari e cuffie per comunicare con altri, una volta erano comportamenti un po’ strani, oggi non ci facciamo più caso.

Un nuovo ruolo per l’Intelligenza Artificiale

Queste tecnologie di interazione avranno bisogno di essere supportate da infrastrutture di back-end robuste, moderne ed efficienti e in questo contesto un grande ruolo verrà occupato da algoritmi di Intelligenza Artificiale che si nutriranno dei dati che costantemente produrremo.

I nostri glasses e i nostri assistenti virtuali, insieme a tutti gli altri dispositivi che possediamo e che faranno parte di un unico grande ecosistema, impareranno dai nostri comportamenti, saranno in grado di proporci sempre di più e sempre meglio esattamente quello che ci serve in quel momento, dal biglietto dell’autobus quando ci troviamo alla fermata, alle recensioni di un prodotto che stiamo osservando, al prezzo migliore che si trova in rete per quel prodotto.

Se i dati saranno sempre più il carburante della nostra esistenza, gli algoritmi rappresenteranno il motore in grado di utilizzarli e di trasformarli in valore e questo valore ci verrà reso disponibile attraverso i nostri smart glasses e gli assistenti virtuali.

Uno degli aspetti più interessanti degli algoritmi di Intelligenza Artificiale del futuro sarà costituito dalla possibilità concreta di evitare i BIAS, cioè i pregiudizi algoritmici che inevitabilmente inquinano l’esperienza della macchina durante le fasi di learning e ne pregiudicano quindi il corretto funzionamento. Come noi stessi siamo condizionati dall’esperienza, lo stesso avviene per le macchine che imparano da noi, con il risultato che i nostri pregiudizi, consci o inconsci, verranno inevitabilmente riportati nella base di conoscenza utilizzata dagli algoritmi e di conseguenza si rifletteranno sui loro comportamenti. Se quando andiamo a cena fuori siamo soliti andare in locali giapponesi perché ci piace il sushi, l’algoritmo imparerà che la nostra consuetudine è quella, che preferiamo quel tipo di cucina e quindi ci proporrà quasi esclusivamente ristoranti giapponesi, questo è un fatto positivo perché l’algoritmo può servirci meglio se soddisfa al meglio i nostri desideri e bisogni. Se però lavoriamo in un dipartimento HR e l’algoritmo si accorge che i candidati di una certa etnia vengono inevitabilmente scartati indipendentemente dalle altre caratteristiche del profilo professionale e personale, imparerà che quella etnia è un elemento negativo e che quei lavoratori devono essere penalizzati in fase di selezione. Si comporterà quindi in modo razzista perché adatterà il suo comportamento a quello che gli è stato insegnato, incorporando nella sua base di conoscenza anche tutti i BIAS dei suoi utilizzatori, sia le preferenze (che è quello che vogliamo), sia i pregiudizi di tipo razzista (che invece non è quello che vogliamo).

Sono allo studio numerose strategie per superare questo problema e nel giro di qualche anno avremo a disposizione algoritmi in grado di assorbire i BIAS, ma di considerarli un fenomeno da controllare e non da subire, saranno in grado quindi di discriminare tra le informazioni e capire quali siano da considerare parte della base di conoscenza e quali invece possano essere scartate. Saremo di fronte quindi ad algoritmi in grado di agire in modo equo, giusto e rispettoso delle differenze razziali e di genere, in un certo senso, e da questo punto di vista, algoritmi migliori di tanti esseri umani.

Il rapporto tra Intelligenza Artificiale e Blockchain

Un altro aspetto interessante degli algoritmi di Intelligenza Artificiale del futuro sarà rappresentato dalle relazioni tra questi e le varie incarnazioni delle tecnologie Blockchain. Oggi queste tecnologie hanno, in massima parte, la caratteristica di essere sistemi decentralizzati (e non solo distribuiti), sicuri, trasparenti e sostanzialmente immutabili.

In futuro alcune di queste tecnologie potrebbero rappresentare un modo estremamente sicuro per la memorizzazione di informazioni, garantendo a queste immutabilità nel tempo e sicurezza; non stiamo naturalmente parlando delle attuali versioni delle Blockchain che ospitano le criptovalute, ma di loro potenziali evoluzioni che consentano di memorizzare alcune informazioni direttamente on-chain senza le limitazioni delle piattaforme attuali.

Con queste caratteristiche potrebbero diventare fonti privilegiate di dati da dare in ingresso agli algoritmi di Intelligenza Artificiale e che quindi potrebbero costituire parte della base di conoscenza che determinerà il comportamento degli algoritmi stessi.

Allo stesso modo gli algoritmi di Intelligenza Artificiale andranno con tutta probabilità ad affiancare gli smart contract, quelle porzioni di codice tradizionale che operano, in determinate condizioni, direttamente sui dati presenti sulla Blockchain. Questi nuovi algoritmi potranno essere applicati ai dati presenti sulla Blockchain e su questi potranno svolgere operazioni complesse che vanno ben oltre quanto oggi consentito dagli smart contract tradizionali.

Parallelamente la potenza computazionale distribuita e decentralizzata offerta dai nodi delle Blockchain potrà essere resa disponibile per l’esecuzione di algoritmi di Intelligenza Artificiale on-chain. Si tratta di risorse computazionali solitamente dedicate al mining di criptovalute, ma che all’occorrenza e su richiesta potranno essere dirottate almeno parzialmente a questo tipo di elaborazione.

La presenza di questi algoritmi sulla Blockchain li renderà immediatamente utilizzabili da chiunque, si aprirà dunque un nuovo mercato, quello degli Open Algorithms che potranno essere erogati anche in modalità Algorithms As A Service.

Cosa devono fare le aziende nei prossimi dieci anni

Le aziende che vogliono cogliere le nuove opportunità abilitate da questi nuovi paradigmi dovranno iniziare a ragionare in ottica di ecosistema e di valore reale che può essere portato al consumatore e al cittadino grazie anche al fattore abilitante che le tecnologie nel loro complesso possono portare. È importante però non concentrarsi sulla singola tecnologia, il vero valore aggiunto verrà portato soprattutto dalla capacità di integrazione tra le tecnologie esistenti, i processi che devono essere ripensati e la spinta innovativa delle tecnologie emergenti.

I canali di fruizione cambieranno radicalmente, converseremo abitualmente con gli assistenti vocali e vedremo il mondo attraverso l’intermediazione di occhiali in grado di fornirci contenuti e servizi in modalità nuove. Le aziende e la Pubblica Amministrazione dovranno quindi rendere i loro servizi parte di un unico ecosistema integrato, in modo che tali servizi possano essere fruiti con modalità del tutto nuove, a cui oggi non siamo ancora abituati. La partita si giocherà nel campo dell’integrazione, dell’interoperabilità e dei nuovi modelli di interazione uomo-macchina.

A semplificare ulteriormente la nostra relazione con questi contenuti e servizi ci penseranno nuovi algoritmi di Intelligenza Artificiale, anch’essi parte dell’ecosistema e finalmente depurati da alcuni dei grandi limiti tecnologici e comportamentali che oggi ancora ne limitano la diffusione e l’utilizzo. In questo caso la chiave di tutto sarà rappresentata dalla quantità e qualità dei dati a disposizione e, soprattutto, dalla capacità che le aziende avranno di individuare nuove correlazioni tra dati apparentemente senza nessun collegamento. Se il dato di per sé è un valore, la correlazione tra dati rappresenta un valore di ordine superiore.

Ci aspetta quindi un nuovo modo di interagire con la realtà, il tutto abilitato da tecnologie nuove e da evoluzioni importanti delle tecnologie esistenti, ma con una grande attenzione, che dovrà essere prestata a tutti i livelli, per la tematica della privacy e della gestione dei dati personali.

Massimo Canducci